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Questo articolo è stato pubblicato il 05 maggio 2011 alle ore 06:37.

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Emma MarcegagliaEmma Marcegaglia

Una crescita troppo lenta: «con un +0,8% o un +1% non si va da nessuna parte». Bisogna arrivare per lo meno al 2 per cento. E lo si può fare senza incidere sul rigore dei conti pubblici, ma con le riforme a costo zero, dalle liberalizzazioni alle semplificazioni.

Emma Marcegaglia parla a Radio 24, intervistata da Oscar Giannino. Proprio perché il momento «è difficile, di grande discontinuità», proprio perché «c'è bisogno di definire poche priorità chiare, su cui far muovere tutta Confindustria e da indicare alla politica», è stata presa la decisione di convocare le Assise confederali, il 7 maggio, a Bergamo.

L'ultima volta è stata nel 1992, l'Italia rischiava il default, il presidente del Consiglio di allora varava la manovra da 90 miliardi di lire. «Un momento drammatico, che ricordiamo tutti, con tangentopoli. Una fase di grande cambiamento». Oggi, ha aggiunto, non siamo in un momento così critico, ma preoccupa «il grave conflitto istituzionale che c'è in Italia» e le difficoltà che ci sono richiedono comunque di prendere una decisione «diversa e coraggiosa».

Le Assise, quindi: «Una grande operazione di ascolto della nostra base. Ci saranno 5-6mila imprenditori, senza politici, senza istituzioni, senza stampa, per ragionare tra di noi». Confindustria, ha spiegato la presidente, ha preparato l'appuntamento di Bergamo con la Piccola industria, di cui è presidente Vincenzo Boccia, che il 6, sempre a Bergamo, riunirà il Comitato centrale. «I Piccoli hanno fatto ascolti incontrando 8mila imprenditori, io stessa ho fatto cinque incontri con 1.500 imprenditori. Abbiamo chiesto riflessioni anche sul web: anche su Facebook possiamo fare di più».

Sul tavolo gli imprenditori si troveranno anche fresco di approvazione il decreto su sviluppo e semplificazioni in programma oggi, in Consiglio dei ministri. Ma la politica resterà fuori: «Non ci sarà Berlusconi, ci sarà Montezemolo come imprenditore», ha detto la Marcegaglia, sottolineando che «non nascerà un nuovo partito politico». Il programma di Bergamo prevede tavoli tematici su diversi temi specifici, poi nel pomeriggio la sessione plenaria. Gli unici esterni, ha aggiunto, saranno giovani che sono stati all'estero a studiare e racconteranno perché lì ce l'hanno fatta e qui no. «Abbiamo la volontà di guardarci in faccia, ragionare sulle nuove sfide, come l'internazionalizzazione, le relazioni industriali». Proprio su questo punto la Marcegaglia ha mandato un messaggio alla Cgil: la porta è sempre aperta, ma non si possono accettare veti che blocchino la modernizzazione. Non poteva mancare un riferimento alla Fiom e al referendum alla ex Bertone: «C'è una spaccatura in corso, è sbagliato abdicare al ruolo di parti sociali a favore dei tribunali» (si veda l'articolo a pagina 26).

Bisogna aumentare la produttività e fare le riforme, tanto più che «la concorrenza è forte ed è importante prendere decisioni per uscire dalla situazione in cui trova il paese, che appare come anestetizzato». E ancora: «Usare il debito per la crescita sarebbe stata una scelta sbagliata, Confindustria ha sostenuto il rigore dei conti pubblici. Abbiamo però chiesto di esserci su alcuni punti: ammortizzatori sociali, fondo di garanzia per le imprese e investimenti in ricerca e innovazione». Dunque «non bisogna sforare sui conti, ma investire in alcuni punti fondamentali».

Una delle proposte principali è la riforma del fisco: «Bisogna ridurre il peso fiscale per chi tiene su questo Paese, imprese e lavoratori». Inoltre le liberalizzazioni sono fondamentali e saranno uno dei temi al centro dell'agenda degli imprenditori. Su alcuni punti, come le professioni, il governo ha fatto passi indietro. Invece bisogna concentrarsi sulle riforme a costo zero, energia, trasporti, servizi pubblici locali. «Siamo in una fase di crescita lenta, anche se il peggio è alle spalle, il recupero dell'occupazione è basso, produzione ed esportazione che stavano andando bene stanno un po' rallentando e c'è grande incertezza».

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