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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 09:46.
Su fisco e burocrazia adesso serve la svolta
Concretezza, velocità di reazione, pragmatismo fattivo. E, sopra tutto, riforme. Alla domanda su che cosa serva oggi all'Italia gli imprenditori nordestini non si fanno trovare impreparati e si allineano con quanto sostiene da tempo la presidente Marcegaglia: al paese servono subito riforme serie e concrete, che rilancino la competitività.
È un coro unanime quello che concorda con il senso di solitudine espresso dalla presidente qualche giorno fa e che rilancia come prioritarie – l'appuntamento è alle assise di Confindustria di Bergamo il prossimo 7 maggio – la lotta alla burocrazia, il sostegno alla ricerca e all'internazionalizzazione, un fisco più equo.
Gli industriali del Triveneto hanno chiare anche le problematiche che riguardano l'evasione fiscale – «bisogna distinguere quella che viene dalla attività malavitosa, che nulla ha a che vedere con le imprese sane», dice Alessandro Vardanega –, i cui proventi dovrebbero essere usati per ridurre la pressione fiscale, la necessità di un federalismo che possa contare su una razionalizzazione della spesa pubblica corrente (e non in conto capitale) e più coraggio nel tassare le rendite finanziarie (che ora sono al 12,5%).
Nella sostanza, ciò che chiedono le imprese è di fare in fretta. Le sfide sono tante e il fattore tempo diventa fondamentale, tanto più in un'area del paese che più di altre ha saputo cogliere e sfruttare i segnali di ripresa. Prova ne è l'andamento positivo dei distretti dove, ad esempio, nel primo bimestre 2011 è proseguito il rallentamento del ricorso agli ammortizzatori sociali, anche se la cassa integrazione straordinaria e in deroga si sono mantenute su livelli elevati. Ma le molte situazioni di criticità delle imprese medio-grandi vanno risolte – dicono gli imprenditori – con riforme strutturali e con aiuti concreti e di sistema, in particolare sull'internazionalizzazione.
C'è un altro tema che sta particolarmente a cuore, quello della semplificazione burocratica. «Nel solo 2009 le procedure burocratiche sono costate circa 12.472 euro per ogni impresa, 18.750 euro per chi esporta – precisa Massimo Pavin –. Chiediamo un drastico disboscamento e un'armonizzazione normativa, procedure semplificate in tema di attività d'impresa, appalti, apertura dei cantieri, vincoli ambientali». «Bisogna lavorare su due fronti – aggiunge Andrea Bolla –: aggregando le attività di servizio per i comuni con meno di 5mila abitanti e creando parità di condizioni per le imprese, uniformando i regolamenti comunali sulla gestione dei tributi, o sull'urbanistica».
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