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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 09:47.

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«Un fisco più leggero su imprese e lavoratori, paghi anche la finanza»«Un fisco più leggero su imprese e lavoratori, paghi anche la finanza»

«Andiamo a Bergamo con l'obiettivo di avere un'indicazione chiara sulle linee strategiche da seguire nei prossimi mesi. È chiaro che dalla discussione non potrà uscire un'articolata proposta di riforma fiscale. L'importante, però, è incamminarsi su quella strada». Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia si prepara alla riunione voluta dal presidente nazionale Emma Marcegaglia con la convinzione che alcuni interventi, come per esempio quello fiscale, siano ormai imprescindibili per il futuro del paese. «Il convincimento degli imprenditori lombardi – spiega – è che il sistema vada cambiato, in modo che sia ridotta l'imposizione fiscale su imprese e lavoratori dipendenti e trasferita, piuttosto, sulle rendite di qualsiasi natura e sui beni materiali.

Le imprese hanno bisogno di un sistema di esazione fiscale più equo e sostenibile. Il carico fiscale è un elemento di competitività di sistema: se continuiamo a fare pagare le tasse soprattutto alle imprese e ai lavoratori, il rischio di perdere attrattività è reale. Un rischio che ci condanna a una spirale involutiva». Da questo punto di vista, Barcella ricorda anche la necessità di un accesso del credito più snello. «È urgente creare le condizioni perchè il sistema dei confidi possa patrimonializzarsi – aggiunge –. Va coinvolto il sistema camerale, le banche, si può pensare a strumenti innovativi come il fondo italiano d'investimento, costituito con la Cdp».

Dal territorio, il presidente dell'Associazione industriale bresciana Giancarlo Dallera ricorda che «la nostra linea sulla politica fiscale non cambia: continueremo ad insistere per un alleggerimento delle aliquote, sia a carico delle imprese che dei lavoratori». Il primo ostacolo, però, è rappresentato dalle difficoltà dello stato: se le casse sono vuote, dove possono essere recuperate le risorse?. «Si deve ridurre la spesa pubblica – replica Dallera –, abbattendo gli sprechi, diminuendo i costi della burocrazia e della politica. Costi che, se ridotti in maniera significativa, possono permetterci di recuperare risorse importanti. E questo senza trascurare l'impegno contro l'evasione.

I passi avanti che, adagio, sta compiendo il federalismo fiscale ci sembra stiano andando in questa direzione. Avevamo inoltre chiesto – aggiunge Dallera – una progressiva riduzione dell'Irap, tassa sul lavoro che non smetteremo mai di giudicare iniqua, ma si è preferito continuare su schemi che riteniamo superati e che, ci auguriamo, vengano rinnovati. Tutto questo, però – conclude il presidente – non è sufficiente: occorre una riforma fiscale complessiva, al cui interno devono trovare spazio gli strumenti che permettano alle buste paga di crescere, consentendo così ai consumi di ripartire senza incertezze. Ma occorre soprattutto favorire la crescita e per crescere è necessario lavorare di più.

E questo non deve essere letto come un'ostinata convinzione degli imprenditori, ma come una necessità irrinunciabile: lavorando più giorni all'anno, non solo si favorirebbe la presenza di investimenti esteri sul territorio, ma metteremmo in condizione le nostre imprese di competere meglio sui mercati, quindi di ottenere risultati migliori e generare maggiori utili, che andranno ad aumentare il gettito fiscale. Certo, i problemi da risolvere sono molti, non ultimo quello della tassazione delle rendite finanziarie, che deve esser rivista se si vorrà aumentare l'interesse verso investimenti nelle imprese manifatturiere».

Per Umberto Cabini, vicepresidente di Confindustria Cremona e leader della Piccola Industria, in attesa della riforma fiscale si possono varare piccoli interventi mirati, che rispondano concretamente alle esigenze delle imprese. «Potrebbe essere d'aiuto – spiega – una detassazione degli utili reinvestiti, o degli investimenti in ricerca e sviluppo. Sarebbe utile studiare un sistema di detassazione a favore delle imprese che conquistano quote di mercato nei paesi esteri. Se le nostre aziende vogliono sopravvivere, bisogna investire in qualità, mentre ora c'è molta paura. Basterebbe poco. Per esempio, si potrebbe estendere l'iva per cassa anche alle aziende di maggiori dimensioni.

Il neopresidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi, sottolinea le difficoltà dei suoi associati. «Le nostre imprese – spiega – subiscono la concorrenza di altri territori più competitivi. E non parlo di Cina o India, ma di Canton Ticino, dei Grigioni, Carinzia. Aree geografiche dove le condizioni sono più favorevoli, dove c'è minore iniquità fiscale. Se si facesse uno sforzo serio per ridurre la spesa pubblica e recuperare l'evasione, si potrebbe pensare a una seria riforma fiscale. Gli imprenditori si sentono soli, perchè le pmi non sono al centro delle politiche del paese».

Per Corrado Bertelli, presidente di Confindustria Alto Milanese, «non è possibile andare avanti con provvedimenti-spot. Non servono gli incentivi limitati nel tempo: rischiano di diventare un boomerang, perchè poi la copertura finanziaria viene sostenuta da altri settori, da altre imprese. Un'azienda non può crescere puntando solo su investimenti temporanei: il rischio è che le nostre imprese non crescano più, perchè non è possibile fare una programmazione di lungo periodo». Per questo motivo, secondo il leader dell'associazione industriale territoriale di Legnano, l'unica speranza è che «si metta mano alla struttura del fisco nel suo complesso. Si deve dare una nuova formula a Ires, Irap: siamo l'unico paese che deve pagare le tasse sui nuovi posti di lavoro.

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