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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 10:47.

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È «fondamentale» che i giovani imprenditori partecipino alle grandi assise nazionali di Confindustria del 7 maggio a Bergamo.
«Il momento è delicato e la politica è avvolta in un caos che non interessa alle aziende. È giunta l'ora di un'analisi interna per elaborare le strategie per il futuro. Un futuro che saranno proprio i 30-40enni di oggi a vivere sulla loro pelle». Monica Lucarelli,38anni, presidente del Gruppo giovani imprenditori di Roma, chiama a raccolta gli under 40 del Lazio in vista dell'appuntamento organizzato da Confindustria nazionale. Una decisione inusuale, quella di chiamare a raccolta tutti gli imprenditori per una grande assemblea il prossimo 7 maggio.

L'unico precedente è del 1992, uno degli anni più difficili della storia italiana, quando il paese si trovò sul baratro del default. «In quel periodo di crisi – spiega Lucarelli – ricordo che avevo 19 anni. La situazione era difficile, ma solo in Italia. Adesso ci troviamo in un mondo globalizzato dove è più complicato competere. Tra costo del lavoro e Irap, un'azienda nel nostro paese paga il 54% di tasse in più di quanto avviene in Germania». Da qui l'urgenza di prendere in mano la situazione. A Bergamo– prosegue Lucarelli – «ci saranno i cinque presidenti delle associazioni territoriali laziali dei giovani imprenditori di Confindustria, con una rappresentanza dei direttivi locali. Il tema dell'educazione – spiega – è molto caro a Viale dell'Astronomia, perché si tratta di creare quelle competenze che poi servono alle imprese per vincere sui mercati.

A Bergamo dirò che i giovani imprenditori tra 30 e 40 anni hanno più facilità di dialogo e di ascolto verso i giovani, verso chi si orienta per cercare un lavoro. Noi–aggiunge– non siamo il ceto dirigente del futuro: a 30-40 anni abbiamo tutti un ruolo operativo in azienda. Ma allo stesso tempo, tra 20 anni saremo noi a stare sul mercato, e non i nostri padri. La nostra voce oggi dovrebbe essere più alta di quella degli altri».

Il contributo che si preparano a dare i giovani imprenditori del Lazio è soprattutto su due tematiche: merito e lotta agli sprechi. «La mia idea – afferma – è quella di creare una banca dati dei giovani talenti, che premi chi si è laureato nelle università che garantiscono una migliore preparazione.

Già l'abbiamo proposta alle istituzioni locali. Spero che venga ripresa anche a livello nazionale». Ma questo non basta: «I giovani – continua – non vengono mai presi in considerazione. C'è un gruppo di potere formato sempre dalle stesse persone. C'è anche chi ha un posto in venti consigli di amministrazione diversi. Faccio una proposta: perché non varare una norma in base a cui nessuno può avere un posto in più di 3 cda?».

L'altro tema è la lotta agli sprechi. «Ci dicono che non ci sono i soldi per pagare i giovani ricercatori. Non è vero. Semplicemente – mette in luce – vengono usati male e non c'è una lotta agli sprechi. Penso solo alle centinaia di milioni che si potrebbero risparmiare nella sanità razionalizzando l'uso degli apparati medicali e paramedicali, o incrociando le banche dati per verificare le autocertificazioni delle esenzioni per reddito». Tutto in uno scenario economico ancora turbolento.

«Roma e il Lazio stanno meglio del resto d'Italia – conclude Lucarelli – grazie al ruolo delle multinazionali e della Pubblica amministrazione. Ma il momento critico non è ancora passato: le gare pubbliche si basano su commesse a lungo termine. La mia sensazione è che pagheremo la crisi in ritardo».

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