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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 11:15.
«In questo momento riflettere in maniera seria e approfondita su temi come crescita, mercato e merito significa trovare gli antidoti giusti per uscire dalla solitudine in cui siamo stati lasciati». Stefano Zapponini, 55 anni, presidente del Comitato piccola industria di Roma (e vicepresidente della Piccola industria nazionale) presenta con queste parole le grandi Assise nazionali del 7 maggio, convocate da Confindustria a Bergamo. E lancia un invito a tutti i piccoli imprenditori di Roma e del Lazio affinché facciano sentire la loro voce in questo appuntamento straordinario. «È importante – aggiunge – tornare finalmente a guardare al futuro, porre questioni concrete e rafforzare il nostro ruolo responsabile di ceto dirigente».
La decisione di Confindustria di convocare una grande assemblea generale dell'associazione, in cui far confluire anche il tradizionale appuntamento biennale delle Piccole imprese, è un avvenimento del tutto inusuale. L'unico precedente è del 1992. Allora per la prima volta vennero al pettine i nodi del debito pubblico italiano e il paese rasentò il default, salvato dalla manovra Amato da 90 miliardi di lire.
Anche oggi il momento economico è drammatico, quindi Viale dell'Astronomia ha chiamato a raccolta i propri associati, per elaborare proposte e idee da presentare a una politica che da tutto sembra interessata tranne che dalle tematiche più vicine agli imprenditori. A Bergamo si parlerà quindi di relazioni industriali, fisco e credito, infrastrutture, Mezzogiorno, Pubblica amministrazione, tecnologia, giovani e merito, fino ad arrivare a una riflessione sul ruolo stesso di Confindustria nell'attuale scenario nazionale e internazionale.
«Le forti reazioni dei ministri Tremonti, Sacconi e Brunetta alla nostra iniziativa», che li ha spinti a rivendicare le azioni del governo a favore delle imprese – spiega Zapponini – «significa che abbiamo colpito nel segno. Abbiamo sollevato delle tematiche reali. Questo è già un fatto positivo».
Il contesto attuale è sicuramente grave, secondo il presidente della Piccola industria di Roma: «La situazione economica-finanziaria è già esplosa, ma non sappiamo ancora quali saranno gli effetti sul tessuto sociale». Tuttavia, per Zapponini il quadro non è paragonabile a quello del '92. «Venti anni fa quello che accadde ci pose di fronte a fatti a cui non eravamo preparati, penso solo all'effetto Tangentopoli. Solo dieci anni dopo ci siamo resi conto che stavano venendo al pettine i nodi di un benessere solo apparente e non sostanziale. Oggi – prosegue – grazie anche alle iniziative rigide prese dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti abbiamo una maggiore consapevolezza di quale sia la situazione reale. Nel '92 eravamo di fronte, per così dire, a una bella bugia. Oggi siamo di fronte a una brutta verità. Io – precisa – preferisco la brutta verità».
Le richieste indirizzate alla politica nazionale da parte delle piccole imprese di Roma e del Lazio riguardano soprattutto una riduzione delle tasse e la semplificazione. «Una mossa che può immediatamente liberare risorse, per lo sviluppo e per rilanciare i consumi – spiega il presidente della "Piccola" di Roma – è una riforma fiscale a vantaggio delle imprese e dei lavoratori». Ma un taglio delle tasse rischia di «perdere efficacia – prosegue Zapponini – senza un processo di responsabilizazzione del settore pubblico, attraverso una riduzione del debito e della spesa pubblica». Per ridurre il debito – mette in luce – «bisogna trovare soluzioni concertate a livello europeo, visto che è un problema che riguarda anche altri paesi». Sul fronte della riduzione della spesa pubblica «occorre recuperare efficienza nella burocrazia. Un'amministrazione che non vuole investire in innovazione tecnologica è un'amministrazione che non vuole diventare più efficiente».
Il problema delle tasse è particolarmente sentito nel Lazio, soprattutto a causa dell'elevata aliquota Irap, necessaria per ripianare il deficit sanitario. «L'annuncio della riduzione dal 2012 non può che essere accolto positivamente – sottolinea Zapponini –. Le tasse elevate sono una delle componenti che rendono il nostro territorio meno competitivo al fine di attrarre investimenti, soprattutto esteri. Questo elemento, legato ai problemi di mobilità e infrastrutturali, rischia di portare fuori mercato il Lazio. Noi – conclude – abbiamo resistito molto bene all'inizio della recessione. Ma gli ultimi dati sulla disoccupazione ci allineano al resto del paese. Speriamo di non uscire dalla crisi più tardi delle altre regioni».
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