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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2011 alle ore 11:20.

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«Il Mezzogiorno deve tornare al centro delle politiche nazionali, non più come problema da risolvere ma come risorsa da capitalizzare». L'appello arriva da Piccola industria, associazione che riunisce le Pmi di orbita confindustriale ormai pronte per l'appuntamento del prossimo 7 maggio con le Assise generali di Bergamo, momento pubblico per certi versi senza precedenti nella storia recente di Confindustria nel quale saranno le stesse imprese a dettare alle istituzioni la scaletta delle priorità sulle quali intervenire per far ripartire il Paese. Il tutto a partire dal territorio.

«Ormai tra di noi c'è la consapevolezza che dobbiamo crescere. Anzi, siamo vocati alla crescita, la nostra cultura si è modificata», spiega Vincenzo Boccia, imprenditore salernitano e presidente nazionale di Piccola industria. Sul tavolo di Bergamo, ovviamente, avrà ampio spazio la questione Mezzogiorno, «tema imprescindibile - continua Boccia - per chiunque provi a immaginare un futuro di sviluppo economico per il nostro Paese. Un tema - aggiunge il presidente di Piccola industria - che deve per questo tornare al centro dell'agenda governativa, non come problema, piuttosto come risorsa da sfruttare al massimo per rimettere in moto la locomotiva dello sviluppo nell'intera nazione».

Gli otto temi delle assise di Bergamo sono per questo perfettamente declinabili in chiave meridionale. A Bruno Scuotto, presidente di Piccola industria Campania, sta per esempio a cuore la questione della semplificazione della pubblica amministrazione: «Le Pmi meridionali - dichiara - impattano fatalmente contro la lentezza della macchina amministrativa. La burocrazia ci ostacola e, come se non bastasse, i tempi tutt'altro che certi delle vertenze giudiziarie rappresentano un freno allo sviluppo del tessuto produttivo territoriale». Le assise generali di Confindustria saranno allora, nell'intenzione di Scuotto, «occasione di confronto su questi temi affinché le imprese possano mettere nero su bianco proposte concrete da sottoporre al Governo nazionale».

Il presidente della Piccola campana spera, in ogni caso, che «per l'occasione arrivi una nutrita rappresentanza di imprese del Sud. Quello di Bergamo è un appuntamento di portata storica, dato il momento particolarissimo nel quale cade: il Mezzogiorno che vuole avere sempre di più voce in capitolo nelle scelte strategiche di questo Paese non può permettersi il lusso di snobbarlo. Ecco perché sto lavorando molto - continua Scuotto - per sensibilizzare gli imprenditori dell'area territoriale che rappresento a partecipare in massa a Bergamo».

Alessandro Spadaro, presidente delle piccole imprese siciliane, annuncia battaglia sul tema dei fondi strutturali: «Noi imprenditori dobbiamo far sentire il fiato sul collo - dice Spadaro - all'esecutivo nazionale e alle amministrazioni regionali che hanno in mano la gestione delle risorse di Bruxelles. La tranche di aiuti 2007-2013 è l'ultima e, pertanto, non va sciupata. Bisogna spendere presto e bene concentrando i fondi sui grandi progetti, quelli che davvero - prosegue Spadaro - possono imprimere un cambio di marcia all'economia del Mezzogiorno. Non riuscire a programmare bene queste risorse - conclude il presidente delle Pmi confindustriali dell'isola - equivale a regalarle agli altri Paesi Ue per manifesta incapacità di spesa da parte di chi adesso ci amministra».

Secondo Cosimo Romano, presidente di Piccola industria Puglia, decisiva diventa la capacità di fare rete da parte delle imprese attive sul territorio. «Nelle settimane di preparazione alle assise - spiega Romano - con gli altri presidenti delle territoriali di Piccola industria del Sud stiamo tenendo una fitta serie di incontri di preparazione all'appuntamento di Bergamo. Gli imprenditori meridionali devono imparare a fare rete, mettere da parte i particolarismi localistici e coalizzarsi su cause comuni. Non è un caso se tra i temi delle assise figurano le relazioni industriali per la produttività. Abbiamo bisogno - continua Romano - di una vision condivisa sui problemi del Sud. Tutti, nessuno escluso: dai gap infrastrutturali alla sicurezza. E magari, lavorando fianco a fianco, le nostre regioni potrebbero arrivare finalmente a imporre quel ruolo di piattaforma logistica che spetta loro di diritto, capitalizzando il triangolo portuale che unisce Taranto, Gioia Tauro e Salerno».

Sempre sul tema delle infrastrutture insiste Giuseppe Pugliese, presidente di Piccola industria Calabria: «Non è ammissibile - spiega - che anche in quanto a ferrovie e viabilità esistano ancora oggi due Italie diverse. Le imprese del Sud devono fare fronte comune e pretendere dal governo centrale risposte certe su questi temi. Non sottovalutiamo poi - prosegue Pugliese - la questione della fiscalità di vantaggio: più volte è stata sbandierata dalla politica ma, fino a questo momento, di concreto abbiamo visto ben poco. Triste, perché il Mezzogiorno ha bisogno di incentivi automatici per attrarre investimenti. E niente come la leva fiscale potrebbe incoraggiare soggetti produttivi anche importanti a investire sul nostro territorio che soffre - conclude Pugliese - di svantaggi fin troppo evidenti».

Tra i problemi infrastrutturali del Sud c'è pure il "digital divide" ossia del gap di connettività di cui il territorio meridionale, tra le altre cose, soffre. Lo sa bene Giuseppe Stigliano, presidente di Piccola industria Basilicata. «Un bene - spiega - il fatto che a Bergamo si discuta anche di tecnologia, ricerca e innovazione. In aree come la regione che rappresento - prosegue l'imprenditore lucano - connettersi a internet in molti casi rappresenta ancora una scommessa. Tutto ciò è assolutamente intollerabile per le imprese che producono sul territorio costrette a confrontarsi, a livello di mercato globale, con competitor internazionali che viaggiano al triplo della velocità. Le istituzioni di competenza non possono liquidarci con un'alzata di spalle: abbiamo diritto - conclude l'imprenditore lucano - a essere ascoltati».

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