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Questo articolo è stato pubblicato il 01 maggio 2011 alle ore 08:15.

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Una grande adunata di imprenditori. Per guardarsi dentro, capire cosa fare per essere più forti e più competitivi, ma anche per fare proposte, dal fisco alla Pubblica amministrazione, dai giovani alla ricerca e alle infrastrutture, da presentare alla politica e ai sindacati. Con l'obiettivo di unire le forze e rendere l'Italia un paese più moderno e in grado di crescere di più.

È un appuntamento eccezionale quello che si terrà a Bergamo sabato prossimo, 7 maggio: Confindustria ha deciso di convocare le Assise confederali, un dibattito a porte chiuse tra la base, preceduto il giorno prima dal Comitato centrale della Piccola.
Non accadeva dal 1992: all'epoca l'Italia rischiava il default, il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, imponeva la manovra da 90mila miliardi di lire. «Anche oggi siamo di fronte a una discontinuità epocale», ha spiegato la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. «Ma non vogliamo abbandonare il campo, perdere lo spirito di proposta e di spinta per la politica e per la società». Le Assise «saranno una vera adunata di forze positive per dire che ci siamo, siamo tanti, che rappresentiamo non solo l'impresa, l'economia, ma tutto il Paese».

Per preparare l'evento di Bergamo, durante il mese di aprile la Marcegaglia, insieme al presidente della Piccola, Vincenzo Boccia, e ad altri suoi vice, ha girato l'Italia con una serie di roadshow nelle territoriali, con appuntamenti focalizzati sui vari temi che saranno affrontati nella giornata del 7 maggio. Fisco, credito e finanza; tecnologia ricerca e innovazione; le relazioni industriali per la produttività; Pa, semplificazioni, costi della politica; Mezzogiorno e fondi strutturali; infrastrutture, ambiente ed energia; giovani, merito e opportunità; le imprese che vogliamo, il compito di Confindustria.

Se i tempi saranno rispettati, la base degli imprenditori avrà modo di commentare a caldo il decreto su sviluppo e semplificazione, burocratica e fiscale, che il governo ha annunciato per i prossimi giorni.
Il fisco è uno dei grandi temi su cui il mondo delle aziende insiste per recuperare competitività. Basta guardare alcuni numeri per rendersene conto, come emerge dalla documentazione preparata come base di riflessione per le Assise: la pressione fiscale in Italia è più alta rispetto alla media dell'area euro di ben tre punti, tra l'altro distribuita in modo non equo.
Secondo i dati della Banca mondiale il tax rate complessivo sulle imprese arriva al 68,6%, contro il 48,2% in Germania, il 37,3% nel Regno Unito, il 29,2% in Danimarca.

Si pagano più tasse, sia imprese che cittadini, ma non è tutto: ad aggravare la situazione c'è anche la complessità dell'ordinamento fiscale e l'incertezza del diritto, due fattori che scoraggiano gli investimenti, sia italiani che esteri. In questa strada l'Italia si muove in solitudine: negli ultimi 20 anni in circa 20 dei 27 paesi dell'Unione europea ci sono stati interventi di riduzione della base imponibile o dell'aliquota dell'imposta sulle società. Una tendenza analoga c'è stata anche per le imposte sui redditi personali.
Anche l'Italia, quindi, secondo Confindustria, deve affrontare il capitolo fisco. Tanto più, si sottolinea, che la riforma è un impegno di legislatura del governo. Meno tasse, chiedono le imprese. Ma se i vincoli di finanza pubblica impediscono per ora di andare avanti su questa strada, anche a parità di gettito la riforma va fatta, riducendo la pressione su imprese e lavoratori, un modo per dare più spazio agli investimenti e dare una spinta alla domanda interna.

Non solo: bisogna combattere l'evasione che, oltre a rappresentare una fonte di iniquità, genera concorrenza sleale tra le imprese e distorce l'allocazione delle risorse. È un modo per reperire le risorse per ridurre il prelievo, come i tagli alla spesa pubblica improduttiva. E nel mirino delle imprese c'è anche l'Irap, una tassa contestata da anni e di cui si chiede se non altro una riduzione, eliminando gradualmente la componente del costo del lavoro dalla base imponibile Irap.
Già la semplificazione potrà generare risparmi, riducendo il costo degli adempimenti a carico dei sostituti di imposta che, secondo stime aziendali, pesano per 80 euro all'anno per dipendente nelle grandi imprese.

E Confindustria dice sì al federalismo fiscale, a patto che ciò non comporti duplicazioni e aumenti. In conclusione, il fisco è uno strumento trasversale di politica industriale: le risorse disponibili andrebbero concentrate su pochi e selezionali obiettivi, da perseguire in modo strutturale e nel tempo. Tra questi, ci sono certamente gli incentivi alla ricerca e all'innovazione e favorire una maggiore patrimonializzazione delle aziende.


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