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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2011 alle ore 14:11.

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Parliamo di previdenza, si è fatto pochissimo o nulla. Solo l'aumento a 65 anni delle pensioni rosa nel privato, ma a partire dal 2016 e con un percorso lungo. Ancora una volta il veto di Bossi ha impedito di liberare risorse attraverso un aumento sostenuto dell'età pensionabile. Fino a quando il Paese potrà continuare a sopportare costi così impegnativi per tutti, sull'altare dei calcoli elettorali della Lega?
Questa è la parte più critica della manovra. Qui non si tratta certo di tagliare gli assegni delle pensioni ai pensionati, ma si tratta piuttosto di fare lavorare di più chi è nelle condizioni di farlo e ha voglia di farlo. Si tratta di dare prospettive reali ai giovani, opportunità di lavoro, futuro. C'é un problema di equità e di giustizia intergenerazionale che non possiamo continuare a ignorare. Abbiamo ancora due punti di pil in più, rispetto agli altri Paesi europei, assorbiti dalla spesa previdenziale.

Che facciamo, allora, stiamo tutti zitti, in fila a prendere ordini da Bossi mentre l'America rischia di entrare in recessione, l'Europa balbetta e i mercati chiedono il conto a noi?
No, no, no. Faccio una proposta a maggioranza e opposizione: il decreto verrà discusso in Parlamento, si sfrutti questo passaggio per modificare il punto essenziale di questa manovra unendo insieme rigore e sviluppo: si riformino le pensioni di anzianità. In questo modo si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi di euro in due anni e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio, che rischia di avere una funzione depressiva superiore al previsto, e dare una spinta allo sviluppo, a partire dalle infrastrutture. Si può fare anche di più: con un piccolo aumento dell'Iva, anche di un solo punto, che può valere oltre 7 miliardi di euro, si recuperano altre risorse strutturali per ridurre le tasse sul lavoro, in primis quelle che riguardano i giovani. Bastano, come vede, pochi aggiustamenti per cambiare la faccia di questa manovra.

Mi sta dicendo che, in questo modo, si recupera un po' di quegli stimoli alla crescita che la maxi-manovra ha disinvoltamente ignorato?
Per la crescita c'è poco, troppo poco. Per questo credo che Iva e pensioni sono le due leve che si possono (e debbono) ancora usare. Il tempo c'è, l'occasione non va sprecata. Sul lavoro, in un Paese in cui la dinamica degli investimenti è bassa, è importante che si sia data una risposta alla Fiat per togliere incertezze ai nuovi investimenti. Così come è importante aumentare il tasso di flessibilità dando maggiore centralità ai contratti aziendali, è un passo che noi consideriamo in continuità con l'accordo interconfederale di giugno scorso. Ne amplia gli orizzonti rimettendo la materia nelle mani delle stesse parti sociali. Abbiamo il dovere di dare una risposta al dualismo del mercato del lavoro italiano, ce lo chiede anche l'Europa, le nuove regole possono aiutarci, ho la consapevolezza che ci potranno essere divisioni e divergenze ma sono certa che i nuovi strumenti si muovono nel solco da noi tracciato e così li gestiremo con i firmatari dell'accordo.

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