Mondiali di calcio Sudafrica 2010

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Il «paso doble» latino-americano

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2010 alle ore 13:57.

Siamo soltanto al primo indizio, in qualche caso al secondo. Ma aspettando che con il passare delle giornate altri ne maturino, contribuendo a confezionare una prova, esiste il ragionevole dubbio che questa coppa del mondo numero 19 possa orientarsi in direzione latino-americana. E riservare alla vecchia Europa un ruolo non più che marginale. La Francia è praticamente già fuori, Italia e Inghilterra sono inciampate all'esordio a differenza della Spagna che è proprio caduta, e con fragore. La stessa Germania, la più brillante in assoluto all'avvio, ha fallito la prima controprova. Buon per la Svizzera, la Serbia, la Slovenia, guai a trascurare l'Olanda. Ma la marcia complessiva dell'altro, storico continente calcistico sembra avere ben altro piglio.

In prima fila, sempre sulla base di quel che si è visto sin qui, l'Argentina. Due partite e due vittorie, la prima persino più significativa della seconda a dispetto dei diversi punteggi ottenuti. Il portiere nigeriano aveva infatti negato a Messi almeno tre gol che parevano fatti: mentre la difesa sudcoreana un paio li ha regalati con grande allegria. La vera novità rispetto alle sofferenze della fase di qualificazione è rappresentata proprio da Messi. Il pulcino bagnato cui il pubblico argentino rimproverava di pensare soltanto al Barca si è presentato in Sudafrica in versione Camp-Nou. Ed è evidente che tra i non molti giocatori capaci di fare la differenza il primo è certamente lui, la pulga, la pulce che da grande vuol diventare Maradona. Non tutto funziona nella selecciòn. La difesa è più fragile di quanto la stazza fisica complessiva possa lasciar intendere: e se quella accusata da Samuel fosse più di una contrattura sarebbero guai molto seri. Il centrocampo si regge su equilibri abbastanza precari: al punto che se il recupero di Veron dovesse rivelarsi laborioso forse non tutti i guai verrebbero per nuocere. Ma l'attacco è certamente il più forte del mondiale se, con Messi, Higuain e Tevez in campo può permettersi di coinvolgere solo a tempo perso gente come Milito e come Aguero

Tutto il contrario del Brasile che vanta invece una difesa europea, anzi italiana imperniata com'è sulla coppia Lucio-Juan, un centrocampo di lotta più che di governo, un attacco le cui risorse sono indiscutibili ma anche legate a filo doppio al contributo di quello straordinario giocatore che è Maicon. È vero che il Brasile non ama le partenze troppo lanciate per essere certo di arrivare in fondo. Ma considerata la modestia dei coreani il loro esordio ha generato qualche legittima perplessità.

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Mondiali 2010: Argentina-Corea del Sud

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Ma il vero sigillo latino-americano a questa prima settimana mondiale arriva da Uruguay e Messico. Inserite nel girone della Francia e del Sudafrica padrone di casa, sembravano destinate a un inevitabile rientro anticipato. Invece sono praticamente qualificate e il loro primo traguardo lo taglieranno insieme, a braccetto, nel confronto diretto di martedì in cui baderanno innanzitutto a non farsi del male. Del valore del Messico si sapeva, se non altro dopo la vittoria in amichevole sull'Italia. Squadra corta e veloce, capace di combinazioni improvvise in velocità: così avevano sorpreso il Sudafrica in avvio, così hanno sistemato la Francia. Qualche perplessità in più riguardava invece gli uruguagi. Ma la nazionale affidata a Tabarez ha invece dimostrato grande personalità sia quando ha dovuto difendersi contro i francesi, sia quando si è trovata a dover attaccare i sudafricani. Grazie ad un buon collettivo e al senso, all'istinto del gol di un grande attaccante come Forlan.

Il Paraguay non è che a metà dell'opera. Ma era quella più complicata perché si trattava di non perdere con l'Italia campione uscente. È andato vicino a vincere, sfruttando nel migliore dei modi un calcio piazzato (risorsa spesso decisiva in partite di grande equilibrio), concedendo pochissimo agli azzurri in fatto di occasioni e anzi regalando il pareggio con la papera del suo portiere. Aver a lungo subito la superiorità dell'Italia non rappresenta una diminutio: le squadra sudamericane sono abbastanza realiste da saper scegliere il giusto atteggiamento, partita per partita. Quella contro l'Italia era con tutta evidenza una in cui ridurre all'osso i rischi.

Il Cile alla metà deve ancora arrivare. Lo attendono infatti prima la Svizzera e poi la Spagna, i due ostacoli alti del girone. Ma ha battuto come doveva l'Honduras e il minimo scarto non rende l'idea della prestazione. La squadra di Bielsa è la più giovane del mondiale, con un'età media di poco superiore ai 23 anni. Potrà difettare d'esperienza, ma con la sua freschezza può creare problemi a chiunque.

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