Mondiali di calcio Sudafrica 2010

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Dopo la figuraccia mondiale il parlamento francese «processa» Domenech e i vertici federali

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 17:11.

In Francia ne hanno fatto un affare di stato. L'ingloriosa uscita della nazionale dal mondiale sudafricano ha suscitato tanto clamore, pari alle conseguenze che questa ha scatenato in termini di smottamenti al vertice del movimento calcistico transalpino. Ai francesi non è piaciuto che la nazionale vicecampione del mondo, già qualificatasi al torneo sudafricano in maniera truffaldina (ricordate la mano di Henry e l'eliminazione dal mondiale dell'Irlanda di Trapattoni?), sia stata spazzata via e umiliata al primo turno e abbia dato un brutto spettacolo di sè evidenziando divisioni nel gruppo, scontri con il commissaro tecnico e confusione a più non posso.

Raymond Domenech è affondato con tutta la sua stravagante antipatia, travolto dai cattivi risultati ma anche dall'ombra del suo successore che già da tempo si stagliava sopra il suo capo (l'ex capitano dei Blues e tecnico del Bordeaux Laurent Blanc), così come è accaduto a Marcello Lippi (pronto per essere sostituito da Cesare Prandelli). A differenza dell'Italia, però, dove gli interessi della politica sono tutti rivolti ad altre faccende e a parte la Lega Nord nessuna forza politica ha preso di mira la nazionale azzurra sconfitta, i vertici del calcio francese sono stati aspramente rimbrottati prima dal capo dello stato Nicolas Sarkozy, mentre oggi e domani si occuperà della faccenda la commissione affari culturali dell'Assemblea nazionale, ascoltando, sulla clamorosa disfatta dei Bleus in Sudafrica, la versione del ministro dello Sport, Roselyne Bachelot, per poi passare a quella dell'ex ct Raymond Domenech e del dimissionario presidente della Federcalcio transalpina, Jean-Pierre Escalettes.

Già, perchè il presidente della federcalcio transalpina si è dimesso, e dietro di lui dovrebbe cadere l'intero vertice del pallone francese, malgrado la gestione del 75enne Escalettes abbia risanato i conti della federazione e riportato in Francia una grande competizione internazionale aggiudicandosi l'Euro 2016 ai danni di Turchia e proprio dei cugini italiani. In Francia la rabbia per la figuraccia dei Bleus è alle stelle e il ministro dello Sport ha fatto esplicitamente pressioni per un ricambio al vertice federale, spingendo il presidente a presentare le proprie dimissioni, malgrado la Fifa minacci Parigi di non permettersi ingerenze politiche nella gestione del mondo del pallone.

Un po' diverse le cose in Inghilterra, dove la nazionale è stata battuta agli ottavi di finale con un sonante 4-1 dalla Germania, seppur con un gol annullato a suo favore. Le ire dei tifosi e della stampa hanno infatti preso di mira soprattutto il tecnico italiano Fabio Capello. Il boss del calcio d'Oltremanica, sir Dave Richards, si è preso due settimane di tempo per decidere se proseguire con l'allenatore di Pieris o se far guidare la nazionale dei Tre Leoni a qualcun altro (i tabloid sono già scatenati e invocano una promozione a ct di David Beckham). I giocatori della nazionale fanno professione di fiducia in Capello, che da parte sua non ha la minima intenzione di dimettersi, nè tantomeno di rinunciare al suo lauto ingaggio, blindato fino al 2012 da una clausola che impedirebbe rescissioni unilaterali.

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Raymond Domenech (Afp)

La caduta dell'antipatico Domenech, capro espiatorio di una Francia a fine ciclo

PARIGI - «Adrianaaaaaaaaa!». Raymond Domenech alle domande dei giornalisti nei fine partita evoca

La storia di Raymond Domenech

Tags Correlati: Cesare Prandelli | David Beckham | Donadoni | Fabio Capello | Federazione calcistica | Germania (squadra) | Inghilterra (squadra) | Italia (squadra) | Laurent Blanc | Lega | Marcello Lippi | Nicolas Sarkozy | Raymond Domenech | Sport | Sudafrica (squadra) |

 

E in Italia? Il presidente della Federcalcio Abete ha difeso a spada tratta la scelta del Lippi bis e non ha giudicato opportuno nè doveroso dare le dimissioni per il rovinoso approdo della nazionale di Cannavaro e soci, così come non si era scomposto dopo aver scelto Donadoni, sconfitto agli Europei 2008, aver ripescato Lippi, e aver perso per ben due volte la corsa all'organizzazione degli Europei (2012 e 2016). Senza contare lo stato di difficoltà in cui si trova il movimento calcistico italiano, dove i giovani di talento non riescono a venire a galla e ad essere coltivati con il giusto impegno. «Il problema delle dimissioni, se è legato alla scelta di aver richiamato Lippi, non si pone», ha dichiarato, a scanso di equivoci, Abete. Dal mondo dello sport molti ritengono invece che non le cose non stiano così, nel silenzio quasi totale, per una volta, della politica.

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