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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2010 alle ore 08:46.
Ah però, la Slovacchia. A parziale (molto parziale) discolpa degli azzurri, la squadra di Weiss onora con orgoglio e caparbietà gli ottavi di finali conquistati battendo l'Italietta di Lippi. Poi però è costretta cedere sotto i colpi dei due fuoriclasse olandesi: Robben e Sneijder. Ma chi si aspettava una gara scontatamente dominata dagli ‘orange' ha dovuto ricredersi. Il 2-1 con cui l'Olanda conquista i quarti non incensa l'unidici di Van Marwijk e non mortifica gli slovacchi che lasciano il mondiale con una buona consapevolezza e, rispetto alle attese, con la pancia piena.
Vero che l'Olanda, sicura di passare il turno e consapevole di incontrare poi il Brasile nei quarti (e così sarà), ha dato l'impressione di voler centellinare le energie. E' bastato il guizzo dei suoi uomini più talentuosi, in effetti, ma le buone occasioni capitate sui piedi degli slovacchi e il rigore di Vittek, sul finale di partita, forse non erano stati preventivati. Hamsik e compagni qualche grattacapo lo hanno creato, eccome, soprattutto con le veloci ripartenze che hanno spiazzato, a tratto, gli arancioni. Ma al 18' la concretezza dei favoriti si tramuta nel gol del vantaggio di Robben. Azione in velocità e l'asso del Bayern va a rete accentrandosi e infilando l'angolo alla sinistra del portiere Mucha. Il primo tempo si spegne stancamente ma la gara riprende colore nella ripresa. Subito una chance di raddoppio per Robben ma Mucha gli ha preso le misure e un po' goffamente respinge anche la conclusione di Mathijsen rimettendoci letteralmente la faccia. Ma si sveglia anche la Slovacchia che chiama in causa per ben due volte Stekelemburg, costretto ad alzare sulla traversa la conclusione di Stoch, e a repingere l'attacco di Vittek. L'Olanda capisce che è meglio spingere di nuovo. Un gol di vantaggio non basta per dormire tranquilli. Mucha sbaglia un'uscita e Kuyt ne approfitta per servire a Sneijder la palla del 2-0. Un gol determinante, infatti la Slovacchia lascia la sua impronta conquistando e trasformando il rigore del 2-1 prima del fischio finale. Ai quarti, contro il Brasile, sarà tutt'altro impegno!
Il Brasile mostra le unghie al mondo. Secco il 3-0 sul Cile ma ad impressionare è la facilità con cui riesce tutto bene ai verdeoro, quanto mai consapevoli della propria forza. Una squadra completa che segna con tre uomini diversi (Juan, Luis Fabiano e Robinho), che sfoggia automatismi ai limiti della perfezione e che non si concede pause o distrazioni lasciando sonnecchiare il suo portiere. La manovra è fluida, il centrocampo è di qualità eccelsa e non si sente neppure la mancanza di Melo, che Dunga decide di non rischiare. Per la prima parte di gara il Cile si illude di riuscire a tenere basso il ritmo partita ma quando il Brasile decide che è giunta l'ora di affondare lo fa senza fatica. Il primo gol arriva sugli sviluppi di un corner. Juan, in area, svetta su tutti . Il Cile è costretto a scoprirsi per cercare il pari e il nemico va a nozze con un'azione d'autore che parte dai piedi di Robinho, passa da quelli vellutati di Kakà e si conclude con il gol di Luis Fabiano che si beve il portiere e raddoppia. Bielsa si gioca tutti i cambi senza mai riuscire neanche a fare il solletico ai brasiliani che trovano anche il terzo gol con il destro di Robinho. Kaakà cerca gloria personale sul finale ma per lui la porta, per ora, è tabù.