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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2010 alle ore 12:31.
JOHANNESBURG - Il suo nome è una nemesi al contrario. Goodluck Jonathan, presidente della Nigeria, ha sospeso per due anni la nazionale di calcio. Fermarsi e ripartire: come nel 1996, quando la Nigeria lasciò la Coppa d'Africa dopo le accuse di Mandela che si era scagliato contro il presidente di allora reo di perseguitare gli oppositori politici. Good luck, Nigeria.
Soprattutto buona fortuna alla politica che si fa gli affari del pallone, già così disastrato da non aver bisogno di ulteriori pasticci e bisticci per provare a fare il gioco di sempre: gol ed emozioni. Ma quando le emozioni sono fortissime, nel bene e nel male, la politica si sente in dovere (senza essere richiesta) di entrare a gamba tesa: lo zoon politikon interviene perché il calcio è società, vivere insieme.
I francesi increduli davanti allo scempio del Mondiale, hanno portato les Bleus in parlamento prima che atterrassero sul suolo patrio. Il ministro dello sport, Roselyne Bachelot, ha detto: «Sarò il ministro della riconciliazione». Poi, Dominique Rocheteau, campione d'Europa con Platini: «Non è anormale che i politici tentino di mettere le mani su un avvenimento ipermediatico come il calcio». E Thierry Henry, sbarcato all'aeroporto di Bourget, è stato prelevato da un'auto della presidenza della Repubblica che con scorta e sirene spiegate lo ha portato all'Eliseo, da Sarkozy in persona. Ma l'opposizione grida allo scandalo. L'ecologista Daniel Cohn-Bendit taglia corto: «Il presidente è lì per occuparsi dei problemi dei francesi, non per pasticciare con gli affari della Federazione». Tra ghigliottine e malumori, la Commissione cultura dell'Assemblea nazionale ha ascoltato a porte chiuse il presidente dimissionario della Federazione Escalettes e l'allenatore Domenech. «Per saperne di più», è stata la giustificazione. Ma il presidente della Fifa Joseph Blatter ha ammonito i politici di Parigi a non interferire nelle vicende sportive.
Un domino di accuse, scuse e ritorni. In Italia non ci siamo fatti mancare nulla (ma noi a Montecitorio abbiamo i fan club delle squadre e la rubrica "La politica nel pallone" in onda su Gr Parlamento). Ringhio Gattuso, prima del debutto, ha puntato il dito contro i politici: «Troppo spesso noi giocatori siamo strumentalizzati. Non mi riferisco ai giornalisti. Sono i politici che strumentalizzano tutto e sparano a zero. Noi non parliamo mai di politica, loro parlano sempre di calcio». Com'è diventata matta - pur misurando troppo i toni della replica a cotanto affronto - la Figc dopo l'uscita di Bossi a ridosso della gara con la Slovacchia: «È stata comprata», aveva detto il ministro.