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Questo articolo è stato pubblicato il 01 febbraio 2011 alle ore 08:13.
Ancora 48 ore. Tante ne restavano 20 anni fa a Eddie Murphy e Nick Nolte per concludere sullo schermo la loro missione; altrettante ne ha ora la Lega per trattare sul fisco municipale e scongiurare la bocciatura in bicamerale sul quarto decreto attuativo del federalismo. Un evento che potrebbe provocare in un colpo solo l'addio alla riforma e la chiusura anticipata della legislatura. Da qui l'intenzione di Roberto Calderoli di tentarle tutte tra oggi e domani per convincere uno o più esponenti dell'opposizione a optare per il sì giovedì. O almeno astenersi. Dopodiché a tirare le somme saranno Umberto Bossi e il premier Silvio Berlusconi che si vedranno a votazione conclusa.
Grafico: gli equilibri in bicamerale e le figure-chiave del braccio di ferro
Il compito del Carroccio non è facile. Dopo Pd e terzo polo anche l'Idv ha scelto il no. Ad Antonio Di Pietro, che stamani avrebbe dovuto incontrare Calderoli per confrontarsi sulla «bozza» concordata la settimana scorsa con l'Anci, non è piaciuto l'ultimatum «federalismo o elezioni» lanciato dal titolare del Viminale, Roberto Maroni, in un'intervista al Corriere della sera. «A questo punto – ha spiegato Di Pietro – anche per noi diventa una questione politica pregiudiziale e voteremo no perché la caduta del governo Berlusconi è l'obiettivo più importante».
La risposta del ministro della Semplificazione non si è fatta attendere. «Le riforme come quella del federalismo fiscale – ha dichiarato Calderoli al termine di un vertice con Umberto Bossi a via Bellerio – nascono per durare negli anni e vanno al di là dei governi o delle maggioranze politiche del momento». Una correzione di rotta rispetto alle parole di Maroni ma anche una nuova apertura all'opposizione. «Confrontiamoci tutti – ha aggiunto Calderoli – maggioranza e opposizioni, sul merito di una riforma che potrà essere epocale, lasciamo perdere improvvidi diktat e collocazioni di schieramento politico, non legandola alla durata della legislatura».
Parole a cui potrebbero seguire aperture di merito per superare il 15 a 15 di partenza riassunto nello schema sottostante. A lasciarlo intendere è stato il relatore di maggioranza sul decreto, Enrico La Loggia (Pdl). «Non escludo – ha raccontato a margine di un convegno a Montecitorio su "ambiente territorio e demanio nell'attuazione del federalismo" – di presentare qualche emendamento» ben visto dalla minoranza. Del resto, ha proseguito, «ne sono già state accolte molte, perché non dovrebbero esserne recepite altre importanti per loro se sono migliorative del testo?».