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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 10:19.

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Dieci anni dopo l'attacco dell'11 settembre 2001 l'economia globale è in crisi, l'America è alle prese con una recessione causata dalla somma dei debiti contratti dalle due guerre al terrorismo e poi dalla crisi finanziaria, l'Europa vede sotto attacco l'euro introdotto sotto forma di contante il 1°gennaio 2012 e la Cina, come i Brics, teme un atterraggio duro della sua economia troppo dipendente dai consumi occidentali.

Il decimo anniversario dell'11 settembre vede un panorama economico completamente cambiato: la bandiera iper-liberista del Washington Consensus, la ricetta dell'Fmi e World Bank con i suoi principi di deregolamentazione finanziaria, privatizzazioni estreme, mercati aperti alla globalizzazione senza controlli, fine della storia teorizzata da Francis Fukuyama e crescita perenne sostentuta da liquidità abbondante, è nella polvere. Ma non è stato sostituito dal Beijing consensus: siamo nelle terre di mezzo dove se Washington è in declino non ci sono ancora alternative alla sua debole leadership globale.

IL DEBITO USA AL 100% DEL PIL
Gli Stati Uniti si accorgono così, amaramente che oltre alle guerre, il costo che si deve scontare oggi dopo dieci anni di lotta al terrore è la déblacle economica dei conti pubblici al 100% del Pil, secondo i dati dell'Fmi e il declassamento del rating del debito sovrano, estrema onta al paese guida del mondo. Senza contare che se dovessero permanere un alto tasso di disoccupazione in America, ci saranno forti pressioni populistiche al Congresso, con il rischio di politiche protezionistiche e un effetto domino nel mondo.

LA PRIMAVERA ARABA
Sì, certo Osama bin Laden è stato eliminato ma la primavera araba, la rivolta soft dei giovani del Nord Africa e Medio oriente lo aveva già seppellito ideologicamente con i social network e soprattutto spendendo molto meno. Dieci anni fa, vennero distrutte le Torri gemelle della Grande Mela, oggi ci troviamo con un modello di crescita e di leadership in crisi, senza grandi certezze all'orizzonte. C'è una relazione tra i due eventi? La lotta al terrorismo e la crisi finanziaria scoppiata nel 2008 si sono intrecciati l'uno con l'altro in un abbraccio mortale. Quando i due aerei dirottati fecero crollare le Torri Gemelle da cui si vedeva d'un fiato tutta New York, la Federal Reserve di Alan Greenspan rispose con iniezioni di liquidità ai mercati e abbassando i tassi di interesse. Una mossa che alla lunga ha drogato i mercati e messo le basi per la recessione scoppiata il 15 settembre del 2008 con il fallimento di Lehman Brothers.

IL DEBITO, MINACCIA ALLA SICUREZZA NAZIONALE
Se il disegno di Osama bin Laden era stremare economicamente l'America, il piano ha raggiunto lo scopo. Almeno se accettiamo quanto ammesso dall'ammiraglio Michael Mullen, Capo di Stato Maggiore Generale delle forze armate statunitensi, che in un'intervista resa il 14 luglio 2011 ha inserito il debito pubblico governativo all'interno della lista delle minacce alla sicurezza nazionale. Non a caso, dopo che nel 2010 il budget della difesa USA è cresciuto (di 19,6 miliardi secondo lo Stockholm International Peace Research Institute), mentre il presidente Barack Obama ha deciso di invertire la rotta e inziare a tagliare le spese militari. Ma non i tagli fiscali ai più ricchi, misura voluta da Bush figlio e da lui rinnovata nella speranza che la ripresa fosse ormai alle porte.

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