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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2011 alle ore 10:19.

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2011 TETTO AL DEBITO E PERDITA DELL'INNOCENZA
Quando Osama attacca le Torri gemelle, Washington ha un debito federale valutato attorno al 56% del Pil, oggi è più che raddoppiato. Non si può dimenticare gli effetti fiscali delle due guerre, Afganistan e Iraq. Dati che non possono non far riflettere: il 2010 ha visto un debito Usa pari a 14mila miliardi di dollari mentre il primo anno finanziario di Bush si chiudeva nel settembre 2001 con un surplus del bilancio federale di 128 miliardi. Nei sei anni successivi, 2001-2007, la somma dei deficit ha aggiunto oltre 1.700 miliardi al debito federale. Di questi 800 dovuti a costi relativi alle spese militari e di sicurezza e 1.200 per i tagli fiscali 2001 e 2003. Proprio su questi tagli fiscali ai più ricchi Obama si è giocato buona parte del consenso dei democratici più liberal che non hanno apprezzato il rinnovo dei benefici, visti come uno schiaffo ai meno abbienti e alle speranze di cambiamento.

CHI HA VINTO?
Com'è finita, dunque la partita finale tra lo sceicco del terrore e lo zio Sam? Lo sceicco ha perso la partita politica dello scontro di civiltà ipotizzata dal professor Samuel Huntington e della guerra per il Califato mondiale, ma i conti delle guerra hanno svenato il gigante americano e indirettamente (con i tassi vicini alla zero) posto le basi della crisi finanziaria più grande dalla grande recessione del 1929. Il Nobel dell'Economia Joseph Stiglitz ha stimato il costo delle guerra in Iraq a 3 mila miliardi di dollari. La guerra al terrore e la crisi finanziaria ha portato il debito federale lasciato da Bush junior pari all'83% del Pil, Obama lo ha visto crescere al 100%. Il nuovo mondo non c'è ancora ma il vecchio declina. La guerra al terrore è costata la tripla A e la perdita dell'innocenza economica americana.

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