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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 07:21.

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Un vero e proprio exploit delle liste di Grillo, un tonfo per Pdl e Lega, un risultato scadente per il Terzo polo, un test in chiaroscuro per il Pd che tiene con qualche difficoltà ma è avanti in oltre metà dei 26 capoluoghi al voto. Il tutto condito da una partecipazione al voto che arretra di ben sette punti rispetto alle precedenti amministrative. Ecco la fotografia del primo test elettorale dell'era Monti. Test che si chiude con quattro vittorie al primo turno per il centrosinistra (Frosinone, La Spezia, Pistoia e Taranto), 3 per il centrodestra (Catanzaro, Isernia e Gorizia) e una per la Lega (Verona). Nei restanti 18 comuni si andrà al ballottaggio. Con un'avvertenza politica importante: a Parma, Palermo e Genova la corsa a due non vedrà alcun candidato riconducibile al centrodestra.

Il movimento 5 stelle si afferma in tutto il Nord e non solo, andando oltre le pur rosee previsioni della vigilia. Il vento montante dell'antipolitica aveva già sfornato pronostici lusinghieri per le liste del comico genovese ma nessuno avrebbe mai pensato a un risultato di lista a due cifre un po' ovunque, a un candidato al ballottaggio (Pizzarotti) in uno dei principali comuni, Parma, e a vari grillini al terzo posto (in base a dati ancora provvisori) e dunque fuori dal ballottaggio solo per un soffio.

Assieme ai grillini, la vera sorpresa è Leoluca Orlando che a Palermo sbaraglia Pd e Pdl e si attesta intorno al 46% mancando di poco l'elezione al primo turno. Il candidato di Idv e Sel che non ha riconosciuto valide le primarie del Pd di cui è diventato l'avversario alla fine ha avuto la meglio e adesso dovrà battersi frontalmente con il candidato di Bersani, Fabrizio Ferrandelli. Resta al palo invece l'alleanza Udc-Pdl che aveva puntato sul volto nuovo di Massimo Costa fermo intorno all'11 per cento. Il tezo polo sconta in molti casi le divisioni interne: a Palermo ad esempio non paga la scissione con Fli. Al contrario, i centristi si impongono quando corrono uniti: è il caso di Genova, dove il candidato Enrico Musso si afferma al ballottaggio e dovrà vedersela con il rappresentante del centrosinistra Marco Doria.

Un caso a sé è Verona, dove la vittoria di Flavio Tosi al primo turno risulta più un successo personale del candidato maroniano che una vittoria della Lega. Il Carroccio esce infatti con le ossa rotte dalla consultazione elettorale, dopo l'onda d'urto delle inchieste giudiziarie: a parte il caso Verona, il partito non figura in nessuno dei ballottaggi delle grandi città lombarde, da Como a Monza, la città dei ministeri del Nord. E Bossi perde il sindaco della sua città d'origine Cassano Magnago, della città di Calderoli Bozzo e persino di Sarego, il comune dove ha sede il parlamento padano.

Batosta bruciante anche per il Pdl, in molte città del Nord sopravanzato dai grillini. Nei 26 comuni capoluoghi, (in base a dati non ancora definitivi) il partito di Alfano, che ha scontato la frattura con la Lega al Nord, è avanti in un numero ridottissimo di casi.

In questa profluvie di sconfitte, il Pd è l'unico partito della maggioranza montiana a tenere, senza tuttavia sfondare. Sebbene il partito di Bersani sia avanti in oltre la metà dei comuni capoluogo, dovrà battagliare nei prossimi 15 giorni per assicurarsi la vittoria al secondo turno in città importanti per grandezza e valore simbolico: da Genova a Parma. Per il Pd poi, quella di Palermo è una pagina nera: il candidato uscito vincente dalle primarie, Fabrizio Ferrandelli, risulta in notevole svantaggio rispetto a Leoluca Orlando, il candidato di Idv e Sel, che in altre città sono alleati dei democratici.

Risultati e performance dei partiti vanno poi letti alla luce di un astensionismo da record: l'affluenza si è fermata al 66,9 per cento: il 7% in meno rispetto alle precedenti omologhe amministrative quando il dato era stati pari al 73,7 per cento. Un'astensione che per la prima volta ha colpito il Nord molto più del Sud ed ha lasciato lontani dai seggi moltissimi elettori delle cosiddette regioni rosse.

Nelle regioni settentrionali la sfiducia nei partiti sembra essersi espressa congiuntamente con il ciclone Grillo e con l'astensionismo. Pochi esempi rendono l'idea: a Monza gli elettori sono passati dal 73,6% delle ultime consultazioni elettorali al 59,6% di oggi, con un crollo di ben 14 punti percentuali. Crollo di 10 punti ad Asti (oggi il 63,2%, alle precedenti comunali il 73,2%); di oltre 13 punti ad Alessandria dove gli elettori sono stati il 61,5% mentre nelle ultime consultazioni erano stati pari al 74,8%; di oltre 7 punti a Verona (oggi il 69,2% ma alle precedenti consultazioni era il 76,7%); di più di 6 punti a Genova (oggi il 55,6%, alle passate elezioni il 61,7%); di oltre 10 punti a Parma (oggi il 64,5% mentre era il 74,6%). Materia su cui i partiti dovranno riflettere prima di affrontare la prossima tornata elettorale, quella per le politiche.

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