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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 13:21.

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Taylor Phinney dopo la caduta (AP)Taylor Phinney dopo la caduta (AP)

Il Giro è tornato dalla Danimarca. Con lividi e cerotti e un grosso spavento, per la maxicaduta nell'ultima tappa di Horsens, ma è tornato. Più o meno stanno tutti bene. Anche la maglia rosa Taylor Phinney, ferito a un piede, dovrebbe ripartire senza troppi problemi. Gli unici problemi, in realtà, l'amico americano li ha avuti ieri sera all'ospedale di Verona dove è stato portato per una visita più accurata. Altro che visita il povero Phinney, come scrive l'ex campione del mondo Alessandro Ballan in un suo tweet, è stato respinto perché al pronto soccorso c'era troppa gente. Sembra incredibile, ma la realtà è sempre più creativa dell'immaginazione.

D'accordo che non ci devono essere favoritismi, soprattutto quando c'è di mezzo la salute, ma anche il famoso limite ha una pazienza, come diceva Totò. Figuriamoci se Buffon e Ibrahimovic, tanto per citare due nomi illustri del calcio, sarebbero stati respinti. Il problema, con loro, non si sarebbe neppure posto. Ma si sa che il calcio è un mondo a parte.
Nel ciclismo, rimasto ancora ruspante, una maglia rosa, ferita e provata per la stanchezza, viene addirittura lasciata in sala d'aspetto dopo un viaggio di trasferimento dalla Danimarca. Meraviglie italiane.

In attesa della cronosquadre di Verona, si tira un primo bilancio di questa tre giorni danese. E di questo tributo alla sfortuna che il Giro d'Italia deve pagare nelle prime tappe. In particolare la terza, già funestata l'anno scorso dal drammatico incidente di Weylandt, il ragazzo belga morto cadendo nella discesa di Rapallo.

Anche quest'anno, il Giro ha pagato il suo dazio. In particolare con l'assurda scomparsa del sindaco Jan Trojborg, morto repentinamente alla vigilia della festa rosa. L'ex parlamentare avrebbe dovuto partecipare una kermesse di cicloamatori, ma un infarto l'ha portato via prima dell'appuntamento con il nuovo patron del Giro, Michele Acquarone.

«Non abbiamo fermato la corsa per precisa volontà della famiglia», hanno spiegato gli organizzatori che poi si sono trovati a dover fronteggiare le conseguenze di questo ultimo sprint con brivido. Nulla di grave, per fortuna, ma intanto, a causa di un grossolano errore di Ferrari, mentre l'australiano Goss andava a vincere, il nuovo strike mandava a gambe all'aria sia il campione del mondo Cavendish (illeso) sia la maglia rosa Phinney che, nell'incidente, rimediava un taglio al piede.

Che dire? Purtroppo nelle prime tappe queste incidenti, soprattutto in volata, sono frequenti. Ci sono troppi corridori, troppo nervosismo, e troppo voglia di strafare. Qualcuno che non è del mestiere, farebbe meglio a farsi da parte perchè il mestiere dello sprinter non è per tutti.
In questo caso, non si può imputare nulla né ai danesi né agli organizzatori. L'errore è stato umano, però dispiace perchè questa parentesi in Danimarca ha avuto, oltre all'introito economico (2 milioni) un suo perchè non solo coreografico. Il Giro d'Italia è una nostra risorsa, che tutto il mondo ci invidia. E allora, visto che spesso siamo al centro dell'attenzione soprattutto per le nostre scarse virtù, ogni tanto vale invece la pena di farci apprezzare per le nostre qualità.

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