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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2012 alle ore 20:27.

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PALERMO - Indietro tutta. Dopo aver creato il panico per un presunto errore interpretativo della legge elettorale che avrebbe portato all'annullamento della base di calcolo dei votanti alle elezioni amministrative, la Regione siciliana ci ripensa e si rimangia tutto. È del tardo pomeriggio la notizia che vengono riconfermati i dati e le percentuali di voto elaborate durante la notte dai Comuni in cui è avvenuta la competizione.

Questo il comunicato diramato dall'assessorato agli Enti locali dopo l'approfondimento giuridico effettuato dagli uffici di Palazzo dei Normanni: «Le percentuali di voto ottenute dai candidati a sindaco devono essere calcolate sul totale dei voti validi raccolti dai soli candidati a sindaco». Principio identico si applica alle liste. «Pertanto, nei comuni di Misterbianco, in provincia di Catania, Erice, in provincia di Trapani, Sciacca, in provincia di Agrigento e Villabate, in provincia di Palermo, risultano eletti al primo turno rispettivamente: Antonino Di Guardo, Giacomo Tranchida, Fabrizio Di Paola e Francesco Cerrito».

La vicenda ha dell'incredibile. Tutto nasce dalla nuova legge elettorale con cui si è andati a votare nell'Isola il 6 e 7 maggio, in cui è previsto il voto disgiunto, cioè la possibilità di esprimere due distinte preferenze su un'unica scheda: una per la lista, l'altra per il sindaco. Secondo una prima interpretazione, circolata in mattinata, quando già i risultati si davano per assodati, i Comuni avrebbero male applicato la norma. Il presunto errore non riguardava il numero dei voti, che restava invariato, ma la base di riferimento adottata per il calcolo percentuale.

Per la Regione, la base di calcolo avrebbe dovuto essere formata dal totale dei voti validi: quelli attribuiti ai candidati sindaci più quelli delle liste e dei candidati al consiglio, salvo le schede nulle. Questo non avrebbe modificato il risultato numerico, ma avrebbe drasticamente abbattuto le percentuali. Per esempio, nel caso di Leoluca Orlando a Palermo, al quale è andato il 47,34% dei voti, ossia 104.136 preferenze, la nuova base di calcolo lo avrebbe fatto precipitare al 30-35 per cento. Lo stesso per Fabrizio Ferrandelli, secondo classificato, cui sono andati 38.197 voti. Il Comune gli attribuisce il 17,36%, ma con la nuova base di calcolo la quota percentuale sarebbe calata vistosamente.

I problemi veri, nel caso fosse prevalsa la tesi della Regione, sarebbero esplosi a Misterbianco, Erice, Sciacca e Villabate, dove i candidati avevano superato il primo turno ed erano stati già proclamati sindaci durante la notte. In quel caso la Regione avrebbe dovuto imporre il ballottaggio con un atto d'imperio. Un pasticcio degno di una repubblica delle banane e non di un ente territoriale autonomo a statuto speciale. Poi d'improvviso nel pomeriggio si appiana tutto. Resta irrisolto il perché di questa tempesta in bicchiere d'acqua.

Guarda il TG Amministrative 2012

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