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Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 13:02.

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Giuseppe GuzzettiGiuseppe Guzzetti

In Italia, invece, negli ultimi due mesi si è scatenato un fuoco di fila sulle nostre Fondazioni sul tema dell'Imu, utilizzato a mio parere in maniera pretestuosa per rimettere in discussione l'identità delle nostre Fondazioni, non tenendo in alcun conto né il pronunciamento della Corte Costituzionale del 2003, né il virtuoso esercizio dell'attività filantropica che da anni le nostre Fondazioni svolgono e che mi piacerebbe davvero i media approfondissero un po' di più, soprattutto quelli che raggiungono il grande pubblico e possono illustrarla bene, con testimonianze dal vivo dei beneficiari.

Ebbene, al riguardo devo dire innanzitutto che non è vero che le Fondazioni di origine bancaria non paghino l'Imu. La pagano su tutti gli immobili, così come pagavano l'Ici, con l'eccezione di quegli edifici destinati esclusivamente a finalità sociali e culturali, in conformità alle disposizioni legislative, alla stregua di tutte le altre fondazioni non di origine bancaria, delle associazioni e degli altri soggetti privati non profit. Non vi è stata pertanto nessuna modifica operata dall'attuale Governo rispetto al precedente regime fiscale relativo all'Ici; è vero, invece, che questo dibattito intorno all'Imu è stato utilizzato per alimentare l'infondata e ingiustificata polemica che l'attuale Governo sia a favore delle banche. Infatti, gli emendamenti, non accolti, che richiedevano di introdurre l'Imu anche sugli immobili destinati a finalità non commerciali per le sole Fondazioni di origine bancaria sono discriminatori rispetto a un'unica tipologia di soggetti tra quelli non commerciali e, dunque, incostituzionali, per non dire persecutori.

Tra l'altro, essendo le Fondazioni di origine bancaria prevalentemente a carattere erogativo – cioè per realizzare l'attività filantropica devolvono risorse agli altri soggetti non profit: organizzazioni del privato sociale ed enti locali - possiedono pochissimi immobili destinati alle attività sociali. Ragion per cui il totale dell'esenzione per tutte le Fondazioni di origine bancaria nel 2012 è pari a soli 600.000 euro, significativamente inferiore all'ammontare dell'Imu che viene invece da esse pagata e che è di circa 3 milioni di euro.

Va altresì tenuto presente che le Fondazioni di origine bancaria sono ottimi contribuenti per il fisco, in quanto la quasi totalità dei loro patrimoni - dai quali traggono le risorse necessarie per l'attività erogativa a favore dei territori di riferimento - è investito in attività mobiliari. E per la tassazione sulle rendite da investimenti finanziari esse pagano come gli investitori profit. Quindi, ad esempio, sono sottoposte alla nuova aliquota di imposta sulle attività finanziarie (pari al 20%) e non godono di alcun trattamento di favore. Segnalo che il passaggio di tale aliquota dal 12,5% al 20%, a partire dal primo gennaio di quest'anno, inciderà per decine di milioni euro di imposte aggiuntive annue sui bilanci delle Fondazioni. Così come la modifica del regime dell'imposta di bollo si tradurrà, a partire dal 2013, in una vera e propria "patrimoniale" pari allo 0,15% sulla quasi totalità dell'attivo, rappresentata appunto da valori mobiliari. Queste imposte aggiuntive andranno direttamente a diminuire di pari importo le risorse che le Fondazioni potranno destinare ai territori. Meno risorse, quindi, per l'assistenza agli anziani, per i giovani, per la cultura, per la ricerca, per le università, per gli ospedali, in uno dei momenti di più intensa crisi dello stato sociale in Italia.

Tornando al Congresso di Bolzano, finisco ricordando che quella fu l'occasione in cui la mozione finale ratificò un progetto fondamentale per l'attività istituzionale di sistema delle Fondazioni: la scelta di creare una fondazione per il Sud – quella che oggi, opportunamente, si chiama Fondazione con il Sud – da realizzare insieme al mondo del Terzo settore e del Volontariato. Cioè una grande iniziativa nazionale che proseguisse e consolidasse l'intervento avviato già negli anni precedenti dalle nostre Fondazioni con il cosiddetto Progetto Sud, il quale aveva contribuito a creare diversi distretti culturali nelle regioni del Mezzogiorno d'Italia. Ma sull'importanza della Fondazione con il Sud avrò modo di soffermarmi più avanti.

La mozione finale del Congresso di Bolzano indicava che le Fondazioni devono avere una funzione strategica, ovvero fungere da banchieri d'affari sociali, con il compito e la capacità di scegliere in maniera lungimirante i settori in cui intervenire con le erogazioni, studiando e proponendo iniziative intorno a cui aggregare altri soggetti, pubblici e privati. Spingeva a fare passi in avanti nella governance e nell'organizzazione, rafforzando gli organici, acquisendo un'autonomia operativa più piena, con strutture funzionali e profili professionali più congruenti con le finalità da perseguire.

Il "peccato originale" delle Fondazioni di origine bancaria - istituzioni formalmente private, ma nate per decreto pubblico e, all'inizio, pensate, esclusivamente, per preservare un controllo parapubblico su una parte del sistema creditizio – doveva essere definitivamente superato grazie ai contenuti dell'azione delle nostre Fondazioni, dall'acquisizione di una loro crescente consapevolezza del proprio ruolo di corpi intermedi della società che si muovono, come aveva sancito l'Alta Corte nel 2003, quali "soggetti dell'organizzazione delle libertà sociali". Per cui negli anni fra il Congresso di Bolzano e quello di Siena del giugno 2009, e poi negli anni successivi fino a oggi, le Fondazioni, e con loro l'Acri, si sono impegnate sempre più a sostanziare di contenuti concreti la propria identità.

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