Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 giugno 2012 alle ore 13:02.

My24
Giuseppe GuzzettiGiuseppe Guzzetti

La mozione del Congresso di Siena si pose dunque sulla linea del Congresso precedente, approfondendola e ampliandola. Pose l'accento sull'importanza da parte delle Fondazioni di una capacità crescente in termini di trasparenza, rendicontazione, valutazione, anche al fine di arrivare finalmente a sgomberare l'orizzonte da qualsiasi accusa di autoreferenzialità. Molto si è fatto; e qui voglio sottolineare fortemente quel percorso molto concreto, ma poco visibile all'esterno, di acquisizione di consapevolezza che ha poi portato nell'aprile 2012 ad approvare la Carta delle Fondazioni.

È una sorta di codice di riferimento volontario, ma vincolante, di cui le Fondazioni di origine bancaria hanno deciso di dotarsi per disporre di un documento guida che consenta loro di adottare scelte coerenti a valori condivisi nel campo della governance e accountability, dell'attività istituzionale, della gestione del patrimonio.

La trasparenza, la pubblicità, l'autorevolezza degli amministratori, l'adozione di best practice, l'ordinato funzionamento degli organi di governo (la cui specializzazione funzionale è volta ad attivare il circuito interno delle responsabilità), assieme alle forme di vigilanza previste dall'ordinamento, rappresentano attributi imprescindibili nell'ambito dei quali l'autonomia viene esercitata. Autonomia che non è discrezionalità e autoreferenzialità, come i nostri poco documentati detrattori vanno dicendo con stucchevole ripetitività. Siamo, infatti, sottoposti a controlli interni (collegi sindacali e società di revisione) e controlli esterni: il Ministero dell'Economia e delle Finanze, che verifica la legittimità dell'operato delle Fondazioni. Ma, soprattutto, c'è il controllo democratico dei cittadini, degli enti pubblici e di quelli privati, che sui nostri siti possono verificare giorno per giorno, ora per ora (non lo dico retoricamente), le attività e le decisioni delle nostre Fondazioni.

Apro qui una piccola parentesi per dire che dopo le sentenze 300 e 301/2003 della Corte Costituzionale, il rapporto tra l'Autorità di Vigilanza e il sistema delle Fondazioni è stato improntato alla massima collaborazione nel rispetto delle reciproche funzioni e delle reciproche autonomie; ne sono grato all'allora ministro Tremonti, al professor Vittorio Grilli, con il quale si è instaurato un rapporto molto costruttivo, al direttore della Direzione IV Alessandro Rivera. Colgo l'occasione per esprimere al dottor Vincenzo La Via, nuovo direttore generale del Mef, un sentito augurio di buon lavoro.

Tornando alla Carta, riguardo alla governance essa stabilisce l'incompatibilità tra cariche politiche e incarichi nelle Fondazioni, oltre a misure atte a determinare una discontinuità temporale tra incarico politico svolto e nomina all'interno di uno dei loro organi: una discontinuità che dovrà essere osservata sia in entrata sia in uscita. In merito all'attività istituzionale, afferma l'esigenza di una gestione orientata da criteri di economicità, efficacia ed efficienza, insieme a parametri definiti per l'individuazione e la selezione delle iniziative da finanziare. Per la gestione del patrimonio, infine, richiede un'attenta pianificazione strategica degli investimenti, secondo criteri di diversificazione e controllo del rischio, in coerenza con l'obiettivo di generare la redditività necessaria per lo svolgimento delle attività istituzionali, dare continuità all'attività erogativa, fornire uno strumento diretto di sostegno a iniziative correlate alle finalità perseguite.

Insomma, con la Carta delle Fondazioni intendiamo dare pienezza a quanto già indicato dalla legge "Ciampi", che ha definito la natura delle nostre Fondazioni, i criteri per la gestione dei loro patrimoni, le attività connesse all'erogazione: tre pilastri fondanti della loro identità tuttora validi, per cui non c'è alcuna necessità di iniziative legislative tese a modificare la disciplina che norma le Fondazioni.

Lo affermiamo in modo chiaro e forte: la legge Ciampi non va toccata! Semmai la priorità è che il Parlamento finalmente approvi la riforma, auspicata, della disciplina delle persone giuridiche private, affinché le nostre Fondazioni siano naturalmente ricomprese nel corpo unico proprio degli enti non lucrativi di cui al Titolo II del Libro I del Codice Civile, superando così definitivamente la loro specialità giuridica.

Con la Carta si chiude dunque, come Vi avevo anticipato, quel ciclo avviato dal Congresso di Torino dodici anni fa. Le Fondazioni hanno definito linee guida per un orientamento comportamentale comune, capaci di dare sistematicità alle migliori pratiche già sperimentate e pienezza di attuazione allo spirito delle norme che le regolano. Hanno un'identità nuova, quella progettata dalla "Ciampi", e ne sono consapevoli. Da se stesse si sono date la guida che le aiuterà ad esprimerla nella più completa pienezza.

La Carta delle Fondazione è nata da un processo il più possibile condiviso. Sono stati costituiti tre gruppi di lavoro coordinati da Marco Cammelli, per la governance, Antonio Miglio, per l'attività istituzionale, e Mario Nuzzo, per la gestione del patrimonio. Essi hanno elaborato il testo poi proposto alle Fondazioni a livello territoriale e solo dopo questa piena e puntuale condivisione la Carta è stata portata per l'approvazione in Assemblea, il 4 aprile scorso. Le cose che abbiamo deciso - e questa è la forza della nostra Associazione - le abbiamo decise assieme, convintamente, dopo dibattiti e confronti. È questo l'indicatore di un'Associazione in buona salute. E un'associazione è in buona salute se c'è una compagine associativa compatta, collaboratori e interlocutori attenti e positivi, e soprattutto, appunto, se si riesce a realizzare - non a parole, ma con i comportamenti - una forte collegialità.

Shopping24

Dai nostri archivi