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Questo articolo è stato pubblicato il 05 luglio 2012 alle ore 20:58.
«La sconfitta di Valentina Vezzali non mi preoccupa, l'Europeo pre-olimpico è solitamente un torneo stravagante». Il segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, ne è sicuro. Il flop dell'atleta più titolata dello sport italiano ai recenti Europei di scherma di Legnano va inteso come uno sgambetto del destino nel percorso di avvicinamento olimpico, nulla di più. Per la cronaca, la Vezzali è stata battuta dalla compagna di squadra Arianna Errigo nei quarti di finale del fioretto individuale. Cose che capitano. E che non possono certamente mettere in discussione il talento e la capacità di far fronte ai momenti difficili della portabandiera azzurra ai Giochi di Londra. Un onore, quello di aprire la sfilata della delegazione made in Italy sulla pista dell'Olympic Park di Londra, riservato a pochi. E destinato a fare storia, come da tradizione.
La Vezzali, che dopo Pechino è stata soprannominata "Valeoro" per via dell'ennesima scorpacciata di medaglie che è riuscita a fare nella quarta edizione dei Giochi a cui ha preso parte, è l'atleta italiana più vincente di sempre dello sport italiano. I numeri non sbagliano. Da sola o in squadra, il risultato non cambia: 5 ori, 1 argento e 1 bronzo negli eventi a cinque cerchi, da Atlanta '96 a Pechino 2008; 23 medaglie (13 del metallo più pregiato) ai Mondiali; 19 agli Europei. E ancora, Universiadi, Giochi del Mediterraneo e Coppa del mondo di scherma. Il totale supera quota 50, roba da fuoriclasse, forse di più. Perché testimonia dell'assoluto dominio che la Vezzali ha esercitato nella scherma femminile da 15 anni a questa parte. Lei a dettare le regole, le altre dietro, a guardare come si fa a diventare un esempio per lo sport internazionale. Oggi un mito, domani una leggenda.
Dopo l'infortunio al crociato rimediato nel 2006, quattro mesi e mezzo di stop, tanta paura e tanti dubbi sul futuro, la Vezzali ha ritrovato lo spirito vincente che l'ha accompagnata nel corso di una carriera straordinaria e probabilmente unica. Qualche giorno fa è uscita per Baldini e Castoldi Dalai la sua autobiografia, "Io, Valentina Vezzali", una sorta di diario di bordo che raccoglie i passaggi più importanti della sua vita fuori e dentro i palazzetti dello sport nei quali ha speso una parte importante della sua esistenza. Tra le confidenze più intime e private, dal rapporto con i genitori e le due sorelle alla felicissima esperienza di diventare mamma, si nasconde il segreto di un'atleta che Londra (e non soltanto) attende con trepidazione.
Dice di lei il maestro Giulio Tomassini, da 12 anni la sua guida tecnica e il suo conforto nei momenti più difficili: «È fragile come una bambola di porcellana. Ma attenzione, questa fragilità la porta a essere sempre umile per affrontare al meglio la prova successiva. Incredibile, ma la prima a stupirsi dei successi è lei. Il segreto è tutto in questa sua insaziabilità». La Vezzali è pronta a stupire e stupirsi ancora. Londra chiama, lei risponderà da par suo, per l'ennesima volta, forse l'ultima in un evento olimpico.
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