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Questo articolo è stato pubblicato il 14 agosto 2012 alle ore 08:02.
A Giochi Olimpici conclusi e medagliere definito i Paesi fanno i loro bilanci. Ma forse qualcuno come il Paese organizzatore poteva farli anche prima sulla base di un trend che è andato manifestandosi negli ultimi vent'anni, da Barcellona '92. Non succede per caso se regolarmente in questo arco di tempo la nazione che ospita i Giochi fa un balzo importante rispetto alle precedenti edizioni dove non giocava in casa.
A quanto pare se il fattore campo nel calcio non conta più di tanto, con tanti saluti alla media inglese, invece per quanto riguarda le Olimpiadi conta eccome. Il fattore casa si può pesare e quantificare come nel caso degli inglesi, che hanno chiuso al terzo posto del medagliere con le loro 65 medaglie conquistate (29 d' oro, 17 d' argento e 19 di bronzo) mentre ad Atene ne vinse meno della metà (28) e a Pechino un terzo in meno (48). Mai come a Londra 2012 la Gran Bretagna ha vinto medaglie in così tanti sport, diventando la prima nazione dietro alle superpotenze Usa e Cina.
E' quello che si evince da uno studio dell'Università di Liverpool pubblicato sul Journal of Sport Science ripreso dal Telegraph dove si vede che la nazione ospitante vince tre volte tanto rispetto a un'altra edizione olimpica. Non solo: i benefici si vedono anche nell'Olimpiade immediatamente precedente e successiva, quando vince il doppio.
E' il cosiddetto home advantage, lo scrivono tutto attaccato come nel titolo della pubblicità della British Airlines che invitava a non volare per fare il tifo alla tivù.
In sintesi lo studio evidenzia come il fattore casa influenzi certi sport, specie quelli che hanno le giurie, peraltro con un ruolo determinante, come nella ginnastica e boxe. Non è un caso che la Gran Bretagna abbia vinto molto in queste due discipline e non sempre in modo limpido: basta citare il caso del nostro Cammarelle. Tuttavia non sono solo i giudici l'ago della bilancia, al fattore campo concorrono anche la logistica, la familiarità con i luoghi e quello del tifo.
E' proprio quest'ultimo a condizionare il giudizio delle giurie che pare siano più sensibili alle grida della folla che alla oggettiva prestazione degli atleti.
Sta di fatto che la Gran Bretagna conferma la regola
dell'homeadvantage: la Cina nel 2004 ha vinto 63 medaglie, a Pechino quattro anni dopo 100, l' Australia a Sydney ha raggiunto il record ineguagliato di 58 medaglie ed anche la Spagna passò dalle quattro conquistate nell' 88 alle 22 nel ' 92. Tra le spiegazioni possibili del fenomeno vanno citati gli investimenti finanziari che il Paese organizzatore deve affrontare e dispiegare.
La Gran Bretagna dal 2008 ha investito 312 milioni di sterline sugli sport e per gli atleti di punta ai Giochi di Londra. Per loro la sfida adesso sarà quella di mantenere lo stesso livello nei prossimi 4 anni, con l' obiettivo di diventare «il primo Paese a non subire un calo di medaglie nell'edizione successiva a quella ospitata».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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