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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2012 alle ore 17:42.
«Col tempo con cui a Pechino quasi avresti vinto l'oro, oggi non entri neppure nel velodromo! È pazzesco come il nostro sport stia cambiando con tanta rapidità!». Varesino, classe 1970, dello sport paralimpico Fabrizio Macchi non è solo protagonista, emblema e bandiera, ma anche attento studioso e teorico. Con la sua bicicletta, spinta dalla sola gamba sinistra, dopo aver sacrificata l'altra all'età di sedici anni sull'altare di un tumore osseo, Macchi ha riscritto l'albo dei record italiani e internazionali. Unico neo, proprio quell'oro paralimpico che da Sydney 2000 a oggi gli è sempre sfuggito. A Londra, nelle Paralimpiadi che scatteranno il 9 agosto, ci riproverà, nella cronometro e nell'inseguimento. «Le sensazioni sono quelle giuste – avverte Macchi -, ma ora entriamo nella fase più delicata della preparazione, la rifinitura del lavoro fatto finora: gli errori non sono ammessi».
Che Paralimpiade si aspetta?
La più bella di tutti i tempi. Perché Londra ha da sempre puntato forte sull'abbinamento Olimpiadi&Paralimpiadi. Le basti un esempio: per la prima volta nella storia Giochi olimpici e paralimpici hanno lo stesso logo. Del resto, in Gran Bretagna le Paralimpiadi tornano a casa: qui nacquero nel 1948, a Stoke Mandeville, grazie all'intuizione del medico britannico Ludwig Guttmann.
Saranno, ovviamente, i Giochi di Oscar Pistorius. In molti, non vedono di buon grado l'esposizione mediatica del sudafricano e la sua rincorsa ai Giochi dei normodotati, come se tutto questo potesse oscurare l'intero movimento paralimpico. Lei cosa ne pensa?
Non sono d'accordo: Oscar ha aperto una strada, ha portato, e non sottratto, visibilità a tutto lo sport paralimpico. Sono felice che abbia vinto la sua sfida e che possa partecipare a Londra a Olimpiadi e Paralimpiadi. Detto questo, il movimento paralimpico non è solo Pistorius, e anzi è fatto da migliaia di uomini e donne che, proprio come Oscar, sfidano e superano ogni giorno i propri limiti.
Pistorius all'avanguardia non solo sotto il profilo mediatico. Oscar è stato un pioniere anche per quanto riguarda il binomio handicap/tecnologia...
Vero. Così come è vero che ogni disciplina paralimpica ha poi fatto passi avanti specifici. Io stesso, ad esempio, ho testato assetto, materiali, bici in galleria del vento. Le prestazioni sono aumentate considerevolmente. E anche la tecnologia delle bici è ormai di primo piano. E non potrebbe essere diversamente, se vogliamo davvero competere con inglesi e australiani, che sono davanti a noi almeno di un ventennio....
In Italia siamo ancora così indietro?
È un discorso complesso. Perché molto è stato fatto, ma moltissimo c'è ancora da fare. Oggi, ad esempio, c'è una grande attenzione mediatica per lo sport paralimpico. Le Paralimpiadi di Torino2006, da questo punto di vista, sono state un'esperienza preziosa. Credo che Londra 2012 sarà importante anche sotto questo profilo, con la possibilità per il pubblico televisivo europeo di seguire le gare nel "prime time" serale, o comunque senza troppa differenza di fuso orario.
Sempre più legate alle Olimpiadi, anche le Paralimpiadi purtroppo non sono certo immuni dal flagello del doping. Esiste una via paralimpica per la lotta alle sostanze illecite?
Difficile dirlo. Credo che gli strumenti di contrasto non siano mai troppi. Anche nel nostro mondo in molti cercano scorciatoie facili. Il senso etico di ciascuno è la base di partenza per ogni efficace politica antidoping.
Pensando a Londra 2012, cosa immagini?
Una cosa sola: che è arrivato il momento di tornare finalmente con un oro al collo....
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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