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Questo articolo è stato pubblicato il 16 luglio 2012 alle ore 09:24.

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Tom DaleyTom Daley

Diciotto anni appena compiuti, un passato tutt'altro che fortunato per via della malattia del papà, scomparso nel maggio dello scorso anno (sei giorni dopo il compleanno del figlio), e un talento nei tuffi dalla piattaforma da 10 metri che potrebbe fare la differenza ai prossimi Giochi di Londra. Tom Daley, ragazzino inglese di Plymouth, fenomeno delle acrobazie in piscina da quando aveva 10 anni o poco meno, rappresenta una delle poche speranze della nazionale di casa di centrare l'oro olimpico.

In Gran Bretagna lo conoscono e lo seguono da tempo. Per via dei risultati straordinari fatti registrare negli ultimi anni, nelle competizioni locali e in quelle internazionali, ma anche per la sua naturale predisposizione per tutto ciò che fa spettacolo. In una delle sue ultime interviste, Daley ha fatto sapere che il suo sogno sarebbe diventare un presentatore tv, sullo stile di Gary Lineker, ex fenomeno del calcio inglese che si presta da qualche tempo a condurre programmi sportivi. «Credo sarebbe un bel lavoro, quando deciderò di ritirarmi dalle competizioni». Nel frattempo, può bastare il servizio fotografico che ha avuto il piacere di firmare per questioni scolastiche con una modella del calibro di Kate Moss. Lui a fare scatti, lei in posa. Per un compito di scuola. Come dire, c'è chi può.

A Pechino, l'esordio a cinque cerchi. Daley si piazza al settimo e all'ottavo posto, sempre dai 10 metri, che è ormai diventata la sua specialità di riferimento, quella in cui può dimostrare tutte le sue potenzialità. A Londra, comunque vada sarà un successo. Sì, perché il giovane Tom sa di potersi giocare il gradino più alto del podio.

«Sono abituato alla pressione. Faccio gare da quando sono bambino. La pressione ti fa essere all'altezza della situazione e ti fa tirare fuori il tuo meglio. Tutto quello che posso fare è concentrarmi sulla mia prestazione. Certo, sono emozionato e ho un po' di paura, ma non mi nascondo, so di poter fare bene». Daley ragiona da professionista di lungo corso, da atleta navigato e maturo. Ha 18 anni, ma in gara sfodera una determinazione da primo della classe. E i numeri dicono che alle parole spesso seguono i fatti.

Il tuffatore di Plymouth ha vinto l'oro agli Europei di Eindhoven nel 2008 e ha replicato un anno più tardi ai Mondiali di Roma. Ancora primo. Un prodigio, una promessa assolutamente mantenuta. Nel 2010, doppio successo ai Giochi del Commonwealth di Delhi, in India. Oro nella piattaforma 10 metri e pure nel tuffo sincronizzato, vale a dire in coppia con un compagno di squadra. Nel 2011, raccoglie traguardi di tutto rispetto nelle World Series Fina e sistema i conti con relativa facilità ai campionati britannici. La conferma che si tratta di un percorso di crescita arriva lo scorso maggio agli Europei di Eindhoven. Un'altra medaglia oro. Un altro successo.

In attesa di misurarsi con gli avversari per il podio olimpico, primo fra tutti il cinese Qui Bo, doppio oro ai Mondiali 2011, Daley scarica la tensione ascoltando musica, dicendo la sua su Twitter (245 mila followers, mica male), e diffondendo l'arte del tuffo in giro per il mondo grazie alla popolarià stellare dell'applicazione che porta il suo nome. A Londra sarà sostenuto dalla mamma, ma difficilmente dai suoi due fratelli più piccoli. Perché? Semplice, perché William e Ben considerano il tuffo una disciplina «really bored», molto noiosa.

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