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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 16:12.

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Il 29 luglio 1948, nello stadio di Wembley, re Giorgio VI apre i Giochi di Londra 1948 mentre sventola la bandiera originale delle Olimpiadi di Anversa 1920. Trovata, per miracolo, dai soldati inglesi sotto le macerie di Berlino.

Un'Olimpiade nata sotto una stella così non poteva che essere un'Olimpiade stellare. Il Cio assegna i Giochi a Londra pochi mesi dopo la seconda guerra mondiale. Londra nicchia, la città è distrutta: cibo, abiti e benzina sono ancora razionati, le case inagibili.

Il Regno Unito fa di necessità virtù: dopo i 55 milioni di morti della guerra, dopo Tokyo 1940 e Parigi 1944, le Olimpiadi non disputate, è tempo di rinascita. Tiro della cinghia e salto del fosso, sostegno di alcuni Paesi (la Finlandia dà il legno per il palazzetto del basket) e buona volontà: sono ristrutturati alcuni impianti esistenti e si inizia. Sono bandite Germania e Giappone per le tragedie che hanno seminato nel mondo e l'Urss snobba l'evento perché è "un mezzo per distogliere i lavoratori dalla lotta di classe".

Londra accoglie 4mila atleti, con allenatori e accompagnatori: offre le lenzuola ma chiede a tutti di portarsi gli asciugamani da casa; li ospita nelle baracche della Raf, nelle scuole, risistemate alla bell'e meglio. Il cibo scarseggia, anche per gli atleti: gli americani hanno pane bianco, latte, bistecche e cioccolato grazie a un ponte aereo; gli italiani arrivano con tremila uova e una tonnellata di pasta. I neozelandesi solo con una stanchezza mortale dopo un viaggio durato cinque settimane su una nave cargo.

Nell'Olimpiade che introduce fotofinish, blocchi di partenza e diffusione tv delle gare, la stella è l'olandese Fanny Blankers-Koen. Ha 30 anni e due figli. La "mammina volante" vince quattro medaglie d'oro come Jesse Owens a Berlino 1936. Altissima, biondissima, fortissima, conquista l'oro nei 100m, nei 200m, negli 80m ostacoli e nella staffetta veloce. Che stava quasi per saltare perché la pioggia infinita di quei giorni l'aveva convinta ad andare a comprarsi un impermeabile…

Dopo il caldo torrido dell'inaugurazione, pioggia a catinelle (e i bookmaker oggi fanno le quote anche sul clima dei Giochi 2012), la pista allagata e mille disagi, ma nessuna falla nei conti del Comitato olimpico inglese. Le 750mila sterline spese (circa 23 milioni di oggi) bastarono e avanzarono. Il bilancio chiuse con un utile di 30mila sterline.

Il Picture Post scrisse che fu "un'esibizione con molto più incanto infantile che sfarzo bellico": liberazione, leggerezza ormai dimenticata, e un mare infinito di idee, volti, religioni, culture, Paesi. A suo modo una rivoluzione dopo gli anni della guerra.

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