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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2012 alle ore 07:30.

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Un guinness dei primati Londra l'ha già scritto: va bene l'austerity, ma Londra vuole lasciare un segno di grandezza almeno in chi porterà a casa una medaglia. I premi in oro, argento e bronzo mai sono stati pesanti come in questi Giochi: 400 grammi, ben 17 volte più pesanti delle "medagline" assegnate a Stoccolma 1912, l'ultima Olimpiade con le medaglie in oro puro.

Il comitato olimpico inglese, peso a parte, non ha badato a spese: secondo uno studio, una medaglia d'oro vale 750 sterline (contro le 1.250 sterline di quella del 1912), ma, se si considera l'inflazione, l'oro di Stoccolma scende a poco più di 250 sterline. Una follia economica non da poco per i 4.700 cerchi che brilleranno al collo degli atleti, sostenuta anche grazie a Rio Tinto, la miniera anglo-australiana sponsor dei Giochi. È una spesa quasi tripla rispetto alle medaglie di Pechino che valevano 215 dollari. Ma non va trascurato il fatto che fra 2008 e 2012 il prezzo dell'oro è praticamente raddoppiato per arrivare ai 43 euro al grammo di oggi.

Un'Olimpiade vale questo e altro: mugugnino pure i sudditi di sua Maestà per queste spese in tempo di austerity. Il designer inglese David Watkins ha rispettato le regole del Cio: Nike alata che esce dallo stadio Panathinaikos per andare nella città ospitante e logo della manifestazione. «Ho fuso – dice Watkins – i simboli olimpici con la Londra di oggi e con la sua arteria di vita, il Tamigi».

L'unico simbolo che non può rispettare è un lascito dell'antica Olimpia quando a ricevere il kotino, la corona d'ulivo, era solo il primo atleta classificato. Nel mondo non c'è posto per i secondi. Per questo Londra ha esagerato con le medaglie. Perché resti memoria.

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