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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2012 alle ore 16:03.

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Questa Olimpiade non s'ha da fare: parola di Mario Monti, che nel febbraio 2012 blocca la candidatura per Roma2020, e di Giovanni Giolitti, aprile 1906.
L'Italia si era impegnata a organizzare i Giochi del 1908 ma la disastrosa eruzione del Vesuvio dell'aprile 1906 è per il presidente del Consiglio un assist prezioso per evitare spese inutili, in un'Italia - ieri come oggi - povera e boccheggiante.

Durante i Giochi intermedi del 1906 ad Atene Lord Desborough, membro del Cio e schermidore di sua Maestà, avvicina re Edoardo VII che segue la squadra inglese dal suo panfilo ancorato al Pireo. Il monarca è entusiasta, ama fare sport ed essere giudice nelle gare internazionali. Il comitato olimpico inglese pure: i Giochi del 1908 si svolgeranno a Londra, anche se mancano soldi e impianti. Poco male: la soluzione è una felice concomitanza cronologica.

Lo stesso anno si sarebbe svolta nella capitale l'Esibizione franco-britannica per celebrare l'entente cordiale fra i due Paesi. Per ospitarla era in costruzione il White City Stadium: impianto multi-tasking, con 68mila posti a sedere (di cui 20mila al coperto), e con una capienza massima di 130mila persone. Con 60mila sterline dell'epoca, nasce The Great Stadium, che è allo stesso tempo pista per il ciclismo e l'atletica, campo di calcio, rugby, hockey e tiro alla fune, e piscina. Qualcosa di modernissimo, tanto da sopravvivere fino al 1984, quando su quell'area sono stati costruiti gli studi della Bbc.

Il dio inglese dello sport salva l'Olimpiade del 1908. E Roma salva la faccia, inviando, pur fra crisi finanziaria, scioperi generali e moti popolari, la squadra ai Giochi. Per arrivare Oltremanica la nazionale (67 atleti, tutti maschi) usa un contributo del Governo (25mila lire), uno personale di Vittorio Emanuele III (6mila lire) e uno sconto del 60% applicato ai biglietti ferroviari fino alla frontiera francese. E ne valse la pena: Londra 1908 è l'Olimpiade di Dorando Pietri, il garzone di bottega che arriva da Carpi e stramazza al suolo prima di concludere la maratona. Arthur Conan Doyle scriverà sul Daily Mail: "Questa sconfitta darà al piccolo italiano maggior celebrità di mille vittorie". Non si sbagliava.

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