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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2012 alle ore 09:47.

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I calciatori spagnoli durante l'allenamento si prepara alle Olimpiadi (REUTERS/David MOir)I calciatori spagnoli durante l'allenamento si prepara alle Olimpiadi (REUTERS/David MOir)

Pallone e Olimpiadi, così vicini, così lontani. Per capire l'anomalia del calcio declinato ai Giochi olimpici è sufficiente dare un'occhiata all'albo d'oro della manifestazione. Delle 3 bellissime del panorama internazionale, Italia, Brasile e Germania che, da sole, hanno messo da parte la bellezza di 12 titoli mondiali sui 19 a disposizione, soltanto l'Italia ha avuto la fortuna di salire sul gradino più alto del podio per farsi mettere al collo una medaglia d'oro a cinque cerchi.

Era il 1936 e la rappresentativa guidata da Vittorio Pozzo raccoglieva successi con una squadra imbattibile. Vero, ci sarebbe da segnalare anche il trionfo della Germania nel 1976. Ma si trattava della selezione dell'Est, che nulla aveva a che spartire con i cugini dell'Ovest, protagonisti assoluti ai Mondiali. Per il Brasile, la miseria di due argenti e due bronzi. Fino a quando, nel 1996, il Comitato olimpico internazionale ha deciso di aprire le porte al torneo femminile. Da allora, è samba show con Marta, la regina del pallone in tacchi alti e ombretto, attaccante infallibile e dai piedi vellutati che probabilmente riuscirebbe a fare bene anche in una squadra di maschietti.

Un po' come il Dream team del basket Usa. Che scese in campo per la prima volta nel 1992 a Barcellona per riportare la pallacanestro a stelle e strisce sul tetto del mondo. Il Brasile ha scelto Londra 2012 per chiudere i conti con il passato e scrivere il proprio nome nella storia dei Giochi olimpici. Sì, perché, come si dice, oggi o mai più. Il ct carioca Mano Menezes, ex stella del Guarani, ha deciso di portare nella city una squadra di fenomeni. A cominciare dai tre fuori quota: Thiago Silva, la nuova stella del Psg; Hulk, il centravanti che prima di passare al Porto e giocarsi le proprie chances in Europa ha fatto scuola in Giappone; e Marcelo, titolarissimo difensore riccioluto del Real Madrid. Oltre a loro, fanno parte della corazzata brasiliana alcuni dei migliori talenti del planeta. Da Neymar a Lucas, da Leandro Damiao a Ganso, fino ad arrivare agli "italiani" Pato e Gabriel (Milan), Juan Jesus (Inter), e Neto (Fiorentina). Se non arrivasse nemmeno questa volta la medaglia d'oro, sarebbe un mezzo fallimento, questo è certo.

A contrastare la potenza carioca, due formazioni di lingua spagnola, l'Uruguay e la Spagna. E la novità, o quasi, Gran Bretagna. Non c'è l'Argentina, medaglia d'oro a Pechino 2008 e ad Atene 2004, e non ci sono nemmeno Italia e Germania. Colpa di strane logiche applicate alle qualificazioni. Si diceva, l'Uruguay. La formazione di Oscar Tabarez, l'onnipresente del calcio di Montevideo, può contare su un tris d'attacco di spessore internazionale: Ramirez (Bologna), Cavani (Napoli) e Suarez (Liverpool). Marotta, diesse della Juventus, guarda e sogna. Avesse la possibilità di portare a casa i tre campioni, lo farebbe domani stesso. Per la gioia di Conte, si intende.

Dopo la tripletta Europei-Mondiali-Europei, la Spagna di Luis Milla sarebbe felice e pure di più di ritagliarsi uno spazio nel mito conquistando la sua seconda medaglia d'oro alle Olimpiadi (primo successo, nel 1992). Insieme con i fuoriquota a cinque stelle Juan Mata, tuttofare del Chelsea campione d'Europa, Javi Martinez, centrale che a 23 anni è già la bandiera dell'Atletico di Bilbao, e Adrian Lopez, bomber dell'altro Atletico, quello di Madrid, hanno raggiunto Londra alcuni grandi interpreti del calcio spagnolo, come De Gea (portiere titolare del Manchester United), Tello (Barcellona) e, soprattutto, Jordi Alba, uno dei 4 killer dell'Italia nella finale degli ultimi Europei.

"I dirigenti che hanno deciso di lasciare a casa David Beckham sono degli idioti", ha fatto sapere Paul McCartney, ex Fab Four, che prima di salire sul palco allestito per lui allo Stadio Olimpico, in occasione del mini-concerto alla cerimonia d'apertura, ha detto la sua sulla decisione dei vertici del calcio britannico. Nella rappresentativa del Regno Unito, messa assieme per i Giochi dopo 40 anni di rivalità e dispettucci, Beckham è stato infatti invitato a trovare spazio in tribuna per fare posto a Craig Bellamy, attaccante gallese in forza dalla scorsa stagione al Liverpool, Micah Richards, difensore del Manchester City, e Ryan Giggs, proprio lui, il leggendario centrocampista del Manchester United, un'istituzione del calcio made in Uk. Per Giggs, si tratta a tutti gli effetti di un premio alla carriera. A 38 anni suonati, è il giocatore più vecchio del torneo di calcio olimpico. Sulle sue spalle, la responsabilità di portare la squadra di casa in zona medaglie.

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