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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2012 alle ore 09:41.

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Lo spettacolare colpo di rivoltella che apre i trentesimi Giochi Olimpici è un'ode alla Gran Bretagna, che si lascia dietro soltanto l'eco di Londra. Sul grilletto del via la mano esperta di Danny Boyle, regista di Slumdog Millionaire, impegnato a rispettare la liturgia a Cinque Cerchi che consente all'ospite il piacere di celebrare se stesso. Il risultato è sotto gli occhi di quattro miliardi di spettatori, 80mila rinchiusi nel bacino d'acciaio bianco dello stadio all'Olympic park.

Solo gli spettatori all'Olympic park hanno la percezione completa della riconoscenza che il Regno Unito nutre verso sé stesso. È il metaforico applauso che un Paese intero alza all'inesausta capacità di reinventare la modernità. Nei secoli. Sia essa nella vita politica, nella produzione economica o nella creatività artistica.

Va in scena nella luce della sera, al crepuscolo piovoso di questo week end d'estate britannica già al tramonto. L'agreste Gran Bretagna di un arcadico passato completa di pecorelle, mucche caracollanti e nuvolette, occupa la scena iniziale per far presto spazio alle ciminiere di una rombante rivoluzione industriale. Poi marciano nell'arena circondate dalle acque - l'Isola della meraviglia, ricorda la regia - le infermiere del National health service, paradigma del Welfare System, punta avanzata dell'emancipazione sociale.

Infine la Swinging London degli anni Sessanta, immagine della trasgressione rigeneratrice di Soho e dintorni. Londra, appunto. La capitale appare e scompare nella cerimonia e per la prima volta non invade, esclusiva, il proscenio. È protagonista dell'evento, ma non è l'assolo a cui ci ha abituato la rincorsa verso questi Giochi, figlia di una storia che non è invenzione di Danny Boyle.

Non poteva mancare il profilo austero di William Shakespeare, nella maschera di Kenneth Branagh che scandisce Calibano da La Tempesta, né la presenza scanzonata di James BondDaniel Craig apparso con la regina Elisabetta, a un inatteso debutto, in un filmato per poi atterrare (le controfigure ovviamente) in paracadute, lanciati sullo stadio da italici elicotteri (Augusta WestlandFinemccanica). S'è visto il volto rassicurante di Mary Poppins, prologo al rotolare di nomi e volti sulla bocca del mondo. Chi non sa chi è Lord Voldemort di Harry Potter, chi non riconosce Alice, Peter Pan, letto da Jk Rowling e Capitan Uncino oppure David Beckham o l'urlo roco di Paul Mc Cartney? Ossequio ai protagonisti del passato e civilissimo omaggio a quelli del presente a cominciare dalla regina, Elisabetta II, ma senza dimenticare quel flash di Union Jack che illumina lo stadio dedicato ai caduti in guerra. Il catalogo di una notte speciale, si perdoni, è molti più lungo di questo, in una scenografia che farà discutere, ma affascina nonostante non abbia fugato da tutti i cuori il paragone con i 2008 tamburi di Pechino che hanno tolto il sonno agli inglesi, intimoriti dal confronto.

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