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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2012 alle ore 18:57.

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Incredibile ma vero. Dal ciclismo su strada arriva la prima sorpresa di questa Olimpiade. Tutti si aspettano il potente Dream Team britannico, con la punta di diamante Mark Cavendish in trionfo nella City, ed invece sul tappeto rosso del magnifico Mall, il vialone che porta a Buckingham Palace, spunta quel vecchio bucaniere di Alexander Vinokourov, 39 anni il 16 settembre, lanciato verso la vittoria come ai bei tempi.

Insieme al kazako, c'è il colombiano Rigoberto Uran, un altro che non t'aspetti. Ma tra i due capisci subito che non c'è partita. Uran, 25 anni, settimo all'ultimo Giro d'Italia, non ha né l'esperienza né la velocità del grande "Vino che infatti, a circa 500 metri dal traguardo, lo stacca senza pietà. C'è tempo per questo ragazzo colombiano, mentre per il kazako, già argento a Sidney 2000, siamo ai titoli di coda della sua lunghissima carriera.

Una carriera che sembrava definitivamente conclusa il 17 luglio 2011 quando, nella nona tappa del Tour, cade in discesa rompendosi il femore. Basta è finita, dice imprecando Vinokourov. Una delle sue tante bugie di una vita piena di alti e di bassi, di tonfi e risalite. Come quando nel Tour 2007, dopo essersi flagellato in un'altra caduta, riusce poi a vincere alla grande la cronometro di Albi. Ma due giorni dopo, il 24 luglio, L'Equipe usce in prima pagina con un titolo che non lascia scampo: "Vinokourov è positivo".

Era la sacrosanta verità. Il kazako fu scacciato dal Tour, col marchio del dopato, costringendo tutta l'Astana al ritiro. Molte di queste immagini sono passate davanti come in un film, nel red carpet londinese, a questo straordinario corridore che, nel bene e nel male, lascerà comunque una profonda impronta nella storia del ciclismo. E' il giorno più bello della mia vita", dice il nuovo campione Olimpico che nel Kazakistan è una sorta di eroe nazionale.

Ma come si è arrivati a questo epilogo? La corsa si è decisa nell'ultima rampa della Box Hill, la collina a Sud Ovest di Londra dove i corridori sono passati per nove volta prima di ritornare nella City. In questa rampa, sollecitata anche dagli attacchi di Vincenzo Nibali, nasce la fuga decisiva che sorprende il Dream Team britannico che doveva scortare allo sprint finale Mark Cavendish. Il divario cresce subito raggiungendo presto il minuto. Nella fuga, sgomitano gli spagnoli e gli svizzeri, quest'ultimi, determinati a portare alla vittoria Fabian Cancellara.

Ma per il campione olimpico a cronometro di Pechino non è giornata. A circa 15 chilometri dal traguardo prende male una curva e finisce contro le transenne. Una brutta caduta. Malconcio e dolorante, Cancellara risale faticosamente in bicicletta. Ma ormai, tagliato fuori, viene subito ripreso dal gruppo degli inseguitori. Qui la corsa si spariglia. E dopo vari attacchi, a nove km dal traguardo, Vinokourov e Uran prendono il largo. Il finale è una partita a due, ma come abbiamo detto, non c'è storia.

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