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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2012 alle ore 19:23.

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Nella foto un momento della prova dei 100 metri di atletica vinta dal giamaicano Bolt (il primo a sinistra - AP Photo)Nella foto un momento della prova dei 100 metri di atletica vinta dal giamaicano Bolt (il primo a sinistra - AP Photo)

I ghepardi dei 100 metri azzannano il traguardo talmente in fretta da non accorgersene. Ma mani invisibili e sagge corrono insieme a quelle 16 gambe che divorano la pista, mulinano il vento follemente, macinano le emozioni del mondo e lo lasciano con il fiato sospeso per 9 secondi e qualche briciola.
Dietro alle luci dei 100 metri, ci sono le mani dei designer che per anni studiano, provano, inventano, creano. Il loro compito è far volare gli sprinter. Nike ha dichiarato che i nuovi tessuti di Londra 2012 possono dare agli atleti un vantaggio di 0,023 secondi (o di 13 centimetri) sui 100 metri. Per la perfezione fatta fisico, rabbia e forza in pista non è poco. È il frutto di giorni e giorni di lavoro. «Negli ultimi due anni non ho dormito troppo», dice Martin Lotti, direttore creativo dell'area Olympia alla Nike. Con lui collaborano 600 persone per tute super aderenti e scarpette super leggere. Se non è super che vita è? Ma, in effetti, come spiega Martin Lotti, tutto nasce da piccole, semplici notazioni. Basta guardare il mondo nei suoi angoli per prenderlo da angoli diversi e magari vincenti. Basta guardare una ragnatela in controluce, una piuma. «L'ispirazione per le tute è venuta dalle palline da golf - spiega Lotti -. Abbiamo studiato la loro superficie per capire quale sia il segreto che le fa volare come frecce». Poi sono venuti la galleria del vento, i test di aerodinamica e infine i tessuti tecnologici della tuta per l'atletica, quasi una seconda pelle, con migliaia di microscopiche fossette che spaccano l'aria. E rispettano l'ambiente dato che sono realizzate con bottiglie in Pet riciclate.

Come tanta attenzione per l'ambiente c'è in altre mani che fanno i 100 metri di Londra. Sono quelle degli ingegneri, dei chimici e dei progettisti della Mondo di Gallo d'Alba (Cuneo), l'azienda che ha realizzato il tartan dello stadio olimpico. Una commessa non nuova per la famiglia Stroppiana che da Montréal 1976 crea la pista dei Giochi e la reinventa ogni volta. A partire, anche in questo caso, dalla natura, dai suoi tempi lunghi e perfetti e con materiali completamente riciclabili.
Tutto super tecnologico, mica come quella terra battuta, con tutta la polvere e la povertà del secolo che iniziava, dove il sudafricano Reggie Walker vinse i 100 metri dei Giochi di Londra 1908 con 10"8. Un altro secolo, soprattutto un'altra Terra. In tutti i sensi.

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