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Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2012 alle ore 18:50.
Alla fine Andy Murray ce l'ha fatta. Ha conquistato il primo titolo importante della sua carriera e lo ha fatto davanti al pubblico inglese in delirio. Ha trionfato su quello stesso campo centrale di Wimbledon dal quale, un mese fa, era uscito in lacrime, prendendosi la rivincita proprio su Roger Federer. Certo, non ha centrato i Championships regalando ai suoi connazionali quello Slam che i britannici non riescono a portarsi a casa, in campo maschile, dal lontano 1936. Ma una medaglia d'oro alle Olimpiadi non è in alcun modo un trofeo da sottovalutare, arricchito oltretutto dal significato simbolico incarnato dal tempio londinese del tennis.
Il trionfo per lo scozzese arriva al termine di un torneo perfetto nel quale ha dimostrato una maturità e una capacità di recupero, soprattutto psicologica, dopo la batosta di Wimbledon che sono di ottimo auspicio per il suo futuro. Nella finale che lo vedeva opposto a re Roger, Andy ha giocato un match straordinario che è riuscito a dominare dall'inizio alla fine. Abbandonato l'atteggiamento tattico eccessivamente difensivo che lo aveva portato a perdere tanti incontri negli ultimi anni, Murray fin dai primi scambi è apparso aggressivo, sempre pronto a prendere l'iniziativa e a comandare gli scambi.
Federer, per contro, è sembrato appannato e fiacco, lontano dalla forma strepitosa messa in mostra nell'ultimo mese. Lo svizzero che, ormai 31enne, mostrava i segni della stanchezza dopo la maratona vinta con Juan Martin Del Potro in semifinale, non è mai riuscito a ribaltare una partita a senso unico.
La lotta tra i due, di fatto, è durata quattro game. Poi, dal 2/2, il padrone di casa ha messo a segno un terribile parziale di nove giochi a zero, volando sul 6/2, 5/0. E solo la forza di volontà di Roger ha impedito al suo rivale di rifilargli un imbarazzante cappotto. Il terzo set è stato il più equilibrato ma senza che l'elvetico desse mai l'impressione di poter davvero contrastare un Murray che, impeccabile al servizio e preciso con il dritto, è stato implacabile soprattutto con il rovescio.
D'altra parte, senza nulla togliere al vincitore, Federer è apparso quasi l'ombra di se stesso, tradito da una battuta che funzionava a corrente alternata e da una caterva di errori non provocati. Basti dire che, nella frazione decisiva, è riuscito a strappare un solo quindici in tutto il set con il suo avversario alla battuta. Alla fine, a Andy ci sono volute poco meno di due ore per chiudere con il punteggio di 6/2, 6/1, 6/4.
Questa vittoria è la consacrazione di Murray che guadagna, finalmente, lo status di campione e che da qui potrà trovare la forza mentale per andare a segno anche negli Slam. La classe certo non gli manca e, oggi, lo abbiamo visto per la prima volta maturo, pronto per competere al meglio in tutti gli appuntamenti importanti.
Delude, invece, Novak Djokovic, dominatore incontrastato della scorsa stagione che manca anche la medaglia di bronzo, conquistata più che meritatamente da Juan Martin Del Potro, protagonista di una sfida stellare in semifinale con Federer. Sul fronte femminile, invece, le sorelle Williams si prendono la terza medaglia d'oro che arriva dopo l'incredibile prova di forza di Serena nel singolare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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