Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2012 alle ore 14:55.

My24

Scherma e nuoto in chiave azzurra, due facce diversissime della stessa medaglia. Le Olimpiadi di Londra hanno confermato che lo sport del fioretto e della sciabola gode di ottima salute nel nostro Paese. L'Italia va fortissimo. Praticamente, da sempre. Da Mangiarotti alla Vezzali, passando da altri fenomeni che hanno raccolto gloria e medaglie in giro per il mondo, fino ai Giochi britannici in corso: azzurri sopra tutti con 7 medaglie, 3 ori, 2 argenti e 2 bronzi. Quando sale in pedana un atleta italiano, gli avversari sanno di rischiare tantissimo. Questione di tradizione, di percorsi che promettono traguardi straordinari e che per questo vengono rinnovati di volta in volta, senza soluzione di continuità.

Discorso diverso invece per il nuoto tricolore, che a Londra ha toccato il fondo della piscina per risultati e prospettive, e che non sembra trovare la strada per proporsi in modo importante nelle occasioni che contano davvero. Federica Pellegrini a parte - strepitosa interprete di quasi un decennio di successi che si sono interrotti, come è noto, nella disperatissima spedizione inglese - il nuoto di casa nostra non è mai riuscito a proporsi ad altissimo livello alle Olimpiadi. Il caso di Syndey 2000, sei medaglie e un'avventura da consegnare alla memoria delle cose più belle di sempre per numeri e protagonisti (Fioravanti e Rosolino su tutti), rappresenta, di fatto, l'eccezione che conferma la regola. Qualcosa non funziona. Non ancora, non più.

«Sicuramente non è stata l'Olimpiade che ci aspettavamo e per la quale abbiamo lavorato tantissimo – dice a ilsole24ore.com Cesare Butini, responsabile tecnico della Nazionale azzurra di nuoto -. Venivamo da un Europeo dove avevamo avuto ottimi riscontri da parte di tutti gli atleti. Sapevamo però che le possibilità reali di medaglie erano tutte o quasi riposte sulle prove della Pellegrini e di Scozzoli. Non c'è che dire, è stata un'Olimpiade che non ha girato per il verso giusto. Cosa non ha funzionato? Ancora non lo sappiamo, ma guardiamo i fatti. Nessuno aveva avuto sentore in fase di preparazione di una situazione di questo tipo, anzi. Anche la Pellegrini era in una buona condizione fisica. E' certo, comunque, che l'Europa, a parte un po' la Francia, ha subìto l'avanzamento del resto del mondo».

I Giochi di Londra sono ormai alle spalle, per il nuoto italiano è già tempo di analisi. Occorre riflettere su quanto è accaduto per capire come migliorare un sistema che evidentemente ha bisogno di essere rivisto dalle fondamenta. Da dove cominciare? «Sicuramente, ci muoveremo per aumentare il numero di impegni nel corso della stagione – spiega Butini -. I nostri ragazzi devono abituarsi a gestire meglio le tensioni nelle gare di livello internazionale e per questo è necessario farli partecipare a gare che li mettano sotto pressione. Prima ancora di Londra, avevamo presentato un progetto che si chiama ‘Rio 2016' e che prevede un intenso programma di preparazione e gare per gli atleti più giovani. Sappiamo che dobbiamo lavorare in questo senso e non vogliamo perdere tempo».

Ripartire dai giovani, come non essere d'accordo. Già, ma perché soltanto ora e non prima? Perché sposare una linea di intervento che altre federazioni, vedi la scherma, seguono da tantissimo tempo e con brillanti risultati? «Scherma e nuoto sono due sport molto diversi – dice il responsabile tecnico della Nazionale -. Nella scherma il talento gioca una parte predominante, è una disciplina molto tecnica. Nel nuoto, invece, oltre al talento c'è bisogno dell'allenamento. Continuo e costante, altrimenti non si va da nessuna parte. Questo non vuol dire che nella scherma non si allenano, ci mancherebbe, ma è un'altra cosa. E poi i loro atleti hanno anche un grande carattere. E sono in tanti ad avere i numeri per competere ad alto livello. Noi ci stiamo attrezzando».

Da un sistema che ha bisogno di essere perfezionato per ricominciare a produrre risultati vincenti a un altro, che invece si rinnova in positivo anno dopo anno, stagione dopo stagione. La scherma italiana funziona da tempo. E' un perfetto meccanismo che gira a meraviglia, con logiche e strategie che hanno dimostrato di valere tantissimo. Come dire, squadra che vince non si cambia. Ma perché loro sì e gli altri no? Qual è il segreto del successo della scuola schermistica azzurra?
«Abbiamo un modello organizzativo che funziona – racconta a ilsole24ore.com Paolo Azzi, capo spedizione italiano a Londra 2012 e vicepresidente federale -. La nostra scelta, che non molti altri fanno, è di avere tante scuole sparse per il territorio. Il vertice del movimento non ha quindi base in un centro federale, come fanno tantissime altre federazioni. I nostri atleti hanno provenienza e maestri diversi e crescono in contesti diversi».

«Con tutte le difficoltà immaginabili per un approccio come questo, è una scelta che aiuta a valorizzare i giovani e a trovare nuovi talenti. E' un sistema che a volte ci hanno criticato, soprattutto nei momenti più difficili. Ma i risultati confermano che la strada è quella giusta. Poi, naturalmente, c'è una qualità tecnica che viene addestrata da maestri che continuano ad aggiornarsi. Ecco perché da anni riusciamo a rimanere ai vertici della scherma internazionale».
Sembra facile, tante scuole sparse sul territorio con un coordinamento centrale che non interviene sui modi e sui tempi della preparazione.

Se funziona, e funziona, lo dicono i numeri, perché non replicare questo modello vincente nelle federazioni che hanno bisogno di riprogrammare il loro futuro? Dice Azzi: «Non so se questo modello possa essere trasferibile ad altre federazioni, sarei presuntuoso se dicessi una cosa simile. Quello che posso dire è che le tante scuole sparse per l'Italia ci aiutano tantissimo a dare forma a un progetto vincente. E vario, eterogeneo. Sì, perché questo sistema ci permette di non appiattire le cose, di poter contare su sistemi e metodi di lavoro molto diversi tra loro eppure funzionali ed efficaci. In questo modo è anche più difficile che si esaurisca la spinta propulsiva nella produzione di nuovi atleti».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.