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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2012 alle ore 12:29.

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(Afp)(Afp)

La sua non è mai stata quel superomismo che fa volere tutto e fa perdere tutto. Sergey Bubka conosceva il proprio corpo, la sua forza, velocità, equilibrio così bene da avvicinarsi al sole, Icaro del salto con l'asta, senza che le ali del successo si bruciassero. Lo bruciassero.

L'atleta, nato nel 1963 sotto l'Urss e divenuto ucraino nel 1993, detiene il record del mondo della specialità: 6,14 metri quanto l'altezza di un double decker e mezzo. Lui, che sopra i 6 metri è andato 49 volte, è lo zar del "club dei 6 metri", nel quale è da poco entrato anche il francese Renaud Lavillenie, favorito, per l'oro di Londra, Björn Otto permettendo.

Forti, arrampicatori del cielo, sognatori delle nuvole, ma mai come Bubka. Un fisico pazzesco (faceva i 100 metri in 10"3) tanto da permettersi aste più lunghe e rigide che usava come fiori di campo, morbidi e flessuosi per scalare la gloria un centimetro alla volta, così la grande madre Russia - che mal sopportava, ma sopportava le sue aste acquistate in Nevada - versava ogni volta un gruzzolo di rubli. Mai nessun rivale, solo medaglie d'oro al collo, anche se il suo feeling coi Giochi non si è mai acceso (ha vinto Seul88, e basta).

Solo ori, come i migliori che sanno fare leva sul corpo e sulla mente insieme, e vincere senza strafare: Bubka faceva un primo salto per entrare nella competizione, il secondo per vincerla, il terzo per il record del mondo. Cioè la sua vera gara, il suo dono agli spettatori di tutto il mondo, che gli è riuscito con 35 primati. Per andare oltre all'asticella, ma mai oltre i propri limiti, per non rischiare il vuoto della passione. Per 13mila volte Bubka ha volato lassù dove il sole ha sciolto la cera delle ali di Icaro, ma non la sua classe, che l'ha trasformato in un mito fatto di carne e ossa. In un uomo born to fly.

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