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Questo articolo è stato pubblicato il 28 gennaio 2012 alle ore 18:35.
Il dato di fatto è che l'idea dell'agenda digitale ha finalmente un posto nelle priorità del governo italiano. La novità è importante. Anche se la sua concretezza resta da valutare. Le reazioni non si sono fatte attendere. Secondo alcuni, il governo ha deciso troppo poco: una dichiarazione di intenti e una "cabina di regia" non bastano a definire un grande progetto visionario per la crescita e la modernizzazione del paese. Secondo altri, il governo rischia di aver promesso troppo, se non è certo di poter mantenere. Ma un fatto è certo: a lungo dimenticata, la prima pagina dell'agenda digitale è stata aperta e l'Italia si è impegnata su quattro capitoli densi di conseguenze, dagli open data alla banda larga, dal cloud computing alle smart communities (vedi i box in questa pagina).
Ora il problema è comprendere se l'agenda sarà sviluppata con mentalità restrittiva, oppure se si aprirà a una visione più ampia e di lungo periodo. Una gran parte delle questioni che il governo intende affrontare riguardano la modernizzazione della pubblica amministrazione. Non a caso la questione dell'agenda digitale è stata introdotta nell'ambito della politica per la "semplificazione". Non si dovrebbe sottovalutare il potenziale miglioramento della vita degli italiani se davvero il peso della burocrazia si alleggerisse. In ogni caso, questo aspetto dell'agenda è ineluttabile.
Il tema della libertà di accesso ai dati pubblici è stato definito dall'Europa: le informazioni raccolte dalle amministrazioni devono essere aperte ai cittadini, a meno che questo non leda i diritti di privacy e il copyright. Analogamente, il cloud computing nella pubblica amministrazione - se ben realizzato - può generare riduzione dei costi e maggiore efficienza. Il nodo dell'accesso veloce a internet è più intricato: ma, sebbene susciti infinite polemiche, va tagliato. In questo caso, l'offerta crea la domada: la banda larga va fatta, perché genera opportunità di primaria importanza per la nascita di nuove imprese, per il loro successo, per l'invenzione di nuovi servizi e prodotti.
Più inatteso, forse, il tema delle smart communities. Ma dimostra che l'agenda digitale italiana non è nata senza un pensiero. L'argomento riguarda, in fondo, il miglioramento della capacità dei cittadini di gestire e valorizzare i beni comuni: dalla qualità dell'ambiente alla qualità della discussione pubblica intorno alle risorse di tutti, quelle che definiscono la ricchezza o la povertà della civile convivenza. Ora il problema è vedere con quanta energia l'agenda digitale sarà portata avanti.
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