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Fondi sovrani: Berlino fa muro contro le petromonarchie

di Antonio Pollio Salimbeni

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2 NOVEMBRE 2007

Massima cautela, preoccupazione. E anche un po' di malcelato fastidio. E' questo l'umore prevalente alla Commissione europea alla notizia che il governo tedesco si appresta a discutere un progetto di legge per impedire che i fondi sovrani nelle mani di petromonarchie e società russe e cinesi, strettamente controllate dallo stato, acquisiscano quote rilevanti nel capitale di gruppi in settori sensibili per la sicurezza nazionale. Non ci sono reazioni ufficiali, ma la linea è quella presentata dal responsabile degli affari economici Almunia all'ultima riunione del G7 a Washington: "E' importante definire una impostazione comune europea evitando azioni dei singoli stati membri che possano violare le regole del mercato unico e siano percepite come indebitamente protezionistiche".
E' troppo presto stabilire se Berlino sta correndo questo rischio oppure no. Le indiscrezioni trapelate in questi giorni – e non smentite – raccontano dell'obbligo per gli investitori stranieri di informare le autorità nel caso in cui intendano acquistare il 25% e oltre del capitale di una società considerata strategica. Il governo avrà un mese di tempo per dare il via libera o bloccarli. Se la scalata resta segreta il governo potrà analizzarla per tre mesi prima di avviare una inchiesta approfondita che può portare a uno stop.
Non vengono menzionate industrie specifiche ma il riferimento è a settori chiave che hanno a che vedere con la difesa, tra cui elettronica, aerospazio, nuove tecnologie. Molto meno di quanto auspicato da alcuni politici tedeschi (nei mesi scorsi si era parlato anche di banche), sufficiente per allarmare Bruxelles.
La preoccupazione è ovvia: la legittima esigenza di impedire che settori delicati per la sicurezza nazionale diventino ostaggio di altri stati magari per ragioni politiche, soprattutto in assenza di reciprocità nell'accesso ai mercati, non deve scassare o quantomeno indebolire l'impianto del mercato unico messo già a dura prova dalla spinta protezionistica dei grandi paesi (la Germania non meno della Francia e della Spagna e anche dell'Italia come è avvenuto all'epoca delle scalate bancarie o dell'operazione Autostrade-Abertis).
Inoltre, come ha ricordato qualche giorno fa proprio a Berlino la responsabile dell'Antitrust europeo Neelie Kroes, "se si vuole chiudere la porta agli investitori stranieri bisogna chiedersi che cosa succede ai nostri investimenti all'estero" per cui è meglio non discutere "sull'onda delle emozioni".
Secondo il progetto tedesco, la scalata di un fondo sovrano può essere fermata solo per preservare "ordine pubblico e sicurezza". Effettivamente le norme europee sulle concentrazioni si riferiscono alla "sicurezza pubblica" come a uno dei fattori (insieme con pluralismo dei mass media e gli aspetti prudenziali per le istituzioni finanziarie) che possono giustificare il blocco di una operazione. Tuttavia per Bruxelles "i provvedimenti nazionali specifici adottati per questi motivi devono pur sempre essere proporzionati e pienamente compatibili con tutti gli elementi del diritto comunitario". Cioè non essere discriminatori nei confronti degli investitori esteri, non rappresentare una barriera alla libera circolazione dei capitali.
Lo strappo di Berlino è la spia di un problema che diventa di giorno in giorno più complicato.
L'ammontare delle riserve dei fondi sovrani non ha precedenti: 3 triliardi di di dollari oggi, 12 triliardi nel 2015. E non ha precedenti la corsa alle acquisizioni di posizioni (per ora minoritarie ma di rilievo) in importanti società europee e americane. Corsa che continuerà.
L'Europa si muove in ordine sparso. Germania e Francia premono per erigere in Europa sbarramenti legislativi. Il Regno Unito si limita a ribadire che i fondi sovrani sono benvenuti purché rispettino le regole di mercato (trasparenza delle finalità delle operazioni). Così il governo laburista sta facendo di tutto per convincere il fondo China Investment Corporation (controlla una quota del fondo private equity Usa Blackstone che a sua volta ha una quota in Deutsche Telekom) a stabilire una base operativa permanente a Londra.
Fondo monetario e Ocse stanno definendo i principi sui quali dovrà fondarsi la trasparenza dei fondi sovrani, ma questi hanno già fatto sapere di non voler andare oltre "le migliori prassi volontarie" a patto che ciò valga per tutti i tipi di fondi di investimento, hedge funds compresi.

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