«Il piano di salvataggio della Grecia sarà approvato, finanziato e funzionerà» ha detto a Berlino Lorenzo Bini Smaghi, membro italiano del consiglio direttivo della Bce, parlando con i giornalisti nell'ambito della conferenza dell'Aspen Institute Italia sul futuro dell'Europa nel mondo del G20. «Non solo il piano funzionerà - ha aggiunto - ma cambierà anche il modo in cui funziona l'economia greca ponendola su un percorso di risanamento fiscale e al tempo stesso di maggiore crescita nel lungo periodo».
Il nodo della remunerazione dei prestiti
Uno dei nodi da sciogliere nelle prossime ore è quello della remunerazione che Atene dovrà garantire sui prestiti dell'eurogruppo, per evitare che proprio i paesi più vulnerabili ci rimettano già in partenza. In base all'accordo raggiunto l'11 aprile scorso dai ministri delle Finanze dell'eurozona, il governo greco dovrà pagare un tasso d'interesse di circa il 5 per cento. La formula di calcolo, mutuata pari pari dal Fondo monetario, è basata sul tasso Euribor a tre mesi per i prestiti a tasso variabile e l'Irs per quelli a tasso fisso. In entrambi i casi è previsto uno spread di 300 punti base. Per le scadenze superiori ai 3 anni si aggiungono altri 100 punti base. A ciò si somma una commissione una tantum di 50 punti base che serve a coprire i costi operativi del prestito. Una fotocopia del meccanismo applicato dal Fmi, commissioni comprese.
Dall'11 aprile, però, molte cose sono accadute. Soprattutto sui mercati finanziari dove si è allargata la forbice tra i rendimenti dei titoli greci (cresciuti con il diffondersi della sfiducia nel confronti di Atene) e i benchmark tedeschi. Così nel prestare denaro ai greci, il paese che - dal punto di vista strettamente finanziario - ci guadagna di più è la Germania che incassa la differenza tra il 5% che verserà la Grecia e ciò che paga al mercato per finanziare il suo debito pubblico sulle scadenze triennali, pari a poco piu' dell'1%. Per l'Italia il guadagno sarà di circa 100 punti base inferiore a quello tedesco. In una condizione opposta si trova il Portogallo che per ottenere dal mercato prestiti a tre anni deve garantire rendimenti intorno al 5,3%: una perdita di una trentina di punti base. Il problema, a quanto risulta, è stato già posto. Vedremo quale sarà l'esito della discussione, tenendo conto anche del fatto che proprio la Germania aveva chiesto di non fare troppi sconti alla Grecia. E questo accadeva quanto sui triennali Atene doveva pagare un premio del 7% circa. Oggi siamo a livelli pari al doppio, quindi lo 'sconto' rispetto al 5% deciso 20 giorni fa è diventato molto più consistente.
L'Italia si prepara a versare 5,5 miliardi
In serata, intanto, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha confermato in un messaggio ad un sito di iscritti al Pdl che il governo «sta mettendo a punto il decreto legge con il quale l'Italia darà probabilmente cinque miliardi e mezzo di euro alla Grecia per difendere la nostra comune moneta dalla speculazione». L'importo del prestito è proporzionale alla quota di partecipazione di ciascun paese al capitale della Banca centrale europea. Al momento, si fa riferimento ad un importo complessivo di 45 miliardi, di cui due terzi a carico dell'eurogruppo.
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