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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2010 alle ore 22:27.
L'ultima modifica è del 20 maggio 2010 alle ore 17:42.

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È stata presentata ufficialmente il 14 di aprile la versione italiana di Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), il sistema di misurazione e certificazione della sostenibilità edilizia più autorevole e diffuso al mondo. La "traduzione" dello standard statunitense, costata due anni di intenso lavoro, ha visto decine di esperti (in testa il Distretto tecnologico trentino e l'Università di Trento) coinvolti nell'analisi punto per punto dell'"alfabeto" Leed, per convertire opportunamente lo standard d'Oltreoceano a norme e pratiche italiane.

Sistema di rating complesso basato sulla valutazione di vari fattori di impatto ambientale (l'efficienza energetica, la scelta del sito di costruzione, la gestione dell'acqua, i materiali impiegati, lo smaltimento dei rifiuti, il comfort e la salubrità degli spazi interni), Leed si organizza in prerequisiti e crediti, due criteri che sommati devono condurre a un preciso standard. I primi sono obbligatori per ottenere la certificazione; i secondi vengono modulati in base alle caratteristiche del progetto. In altre parole, se 100 è il totale da raggiungere, la pesatura dei vari elementi viene personalizzata a seconda delle esigenze e delle caratteristiche della singola costruzione.

Una simile elasticità presenta indiscutibili vantaggi. La valutazione del comportamento finale del l'edificio al posto dell'obbligo di applicare alla lettera specifiche indicazioni sostiene l'innovazione e anzi premia, tramite il riconoscimento di crediti ulteriori, l'introduzione nel mercato di nuove tecnologie e gli aggiornamenti della ricerca scientifica. Inoltre, permette di adeguare una griglia molto dettagliata alle esigenze del luogo di modo che, a titolo di esempio, l'importanza attribuita alla gestione del l'acqua in Puglia possa essere diversa da quella a essa riconosciuta in Valle d'Aosta.

Ciò che risulta è un approccio non normativo al green building: «Costruire in maniera sostenibile – spiega Gianni Lazzari, ad del Distretto tecnologico trentino, realtà italiana tra le maggiori del settore sostenibilità – è un obiettivo che può essere raggiunto solo su base volontaria, creando una comunità di imprese e di enti che condividono determinati valori. Questo è un sistema che cambierà l'intera catena del processo produttivo, dai fornitori ai materiali utilizzati, dal trasporto alle emissioni prodotte in fase di costruzione».

Al momento, lo standard introdotto (Leed 2009 Italia Nuove costruzioni e ristrutturazioni) è stato sviluppato per edifici civili di nuova edificazione a uso istituzionale e commerciale, ma può essere utilizzato anche per ristrutturazioni se ne modifica il profilo strutturale, intervenendo su climatizzazione, involucro edilizio e riorganizzazione funzionale degli spazi esistenti.
«Qui non si parla solo di filosofia – precisa Mario Zoccatelli, presidente di Green Building Council Italia, l'associazione che promuove Leed nel nostro Paese – bensì di un protocollo che il mercato è pronto per accogliere. Esistono già 70 progetti italiani che avevano richiesto la certificazione con lo standard americano, per un valore di circa un miliardo e mezzo di euro. Ora possiamo certificare con il nuovo protocollo italiano. E ci attendiamo grandi soddisfazioni».
Tra i progetti attualmente in costruzione, già allineati sul marchio in versione italiana, il Muse (Museo delle Scienze di Trento, Renzo Piano), la Torre Unifimm di Bologna (Open Project) e la foresteria di Fabrica, il Centro di ricerca del Gruppo Benetton.

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