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Ambizioni da capitale logistica

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Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2010 alle ore 17:54.
L'ultima modifica è del 30 giugno 2010 alle ore 13:23.

Potenza della logistica. Dove ieri c'era una vecchia industria, oggi c'è uno svincolo, un fascio viario, un'interconnessione tra Alta velocità ferroviaria-corridoio 5 Lisbona/Kiev-corridoio 24 Genova-Rotterdam (ancora da realizzare nel tratto italiano). Nord e sud, est e ovest che si toccano e s'incrociano proprio in un Novarese sempre più città di servizi per il territorio e le sue imprese. Meno periferia piemontese, meno anticamera (nobile) grazie al simbolismo politico dello sbarco del concittadino Roberto Cota nelle stanze che contano del capoluogo, e più raccordo con un'area metropolitana milanese che sta esondando oltre Ticino, alla ricerca di sinergie e spazi di crescita. Un'occasione storica irripetibile, ti dicono tutti arrivando in città.

Parlare di Novara oggi significa infatti descrivere un territorio che si sta letteralmente scongelando dopo una certa fissità urbana del triangolo industriale novecentesco. Il Nord-Ovest dell'acronimo Ge.Mi.To., un'era geologica fa. Da città "a margine" a "città cerniera". Ma cerniera di un conurbamento ormai diffuso sull'asse Torino-Milano. La bretella per l'aeroporto di Malpensa, la Boffalora, passa da queste parti. Il Terzo valico (sempre che si faccia davvero) pure. Gli accessi diretti alle autostrade A4 (Torino-Trieste) e A26 (Genova Voltri-Gravellona Toce) ci sono già così come l'interporto Cim, snodo tra i grandi mercati del nord e sud Europa, grazie al collegamento diretto con lo scalo ferroviario Boschetto. In futuro l'allungamento della Broni-Vercelli potrebbe offrire un'ulteriore sponda (sud) allo sviluppo novarese, mentre l'Av ha innescato un processo di trasformazione in due quartieri al confine con il vicino comune di Galliate, dove passa la nuova stazione in connessione con quella delle Ferrovie Nord.

Se sorvolassimo dall'alto questo pezzo di nord laborioso, vedremmo plasticamente le città centrali di Milano, Torino e Genova, profondamente segnate dai processi avanzati di riconversione urbana; i territori di mezzo spesso densamente popolati e attraversati da imponenti fasci infrastrutturali e della logistica, che stanno in rapporto con i centri urbani maggiori non più solo in termini di dipendenza gerarchica, ma di interdipendenza; e poi, appunto, quel fitto reticolo di città medie come Novara, che qualifica il profilo multicentrico del quadrante nord-occidentale d'Italia, a corona di Milano city region (insieme a Varese, Bergamo e Piacenza).

«Se non si colloca dentro questa nuova geografia la Novara del terzo millennio - spiegano i ricercatori dell'Università del Piemonte orientale - non si comprende nemmeno il rinascimento (copyright del sindaco uscente Massimo Giordano) che da qualche tempo sta vivendo la città piemontese». Un tessuto imprenditoriale vivace, raccolto intorno alla locale Unione industriali e alla Banca Popolare di Novara (dal 2005 a oggi l'istituo ha aumentato gli impieghi al sistema produttivo per oltre 3 miliardi di euro), fusasi nel 2002 con i cugini della Pop Verona e oggi tutti insieme (anche con la ex Lodi) riuniti nel Banco Popolare. Una platea capace di rinnovarsi anche in settori ad alta tecnologia dopo il riflusso post-fordista degli anni Novanta. Seconda nel valore aggiunto pro capite regionale dopo Torino, ma con una quota di export praticamente doppia rispetto alla media nazionale, e in fondo un po' meno toccata dalla crisi: basti dire che nel quarto trimestre 2009 il -12% italiano nel novarese si è ristretto a un "solo" -3 per cento.

«Novara anche nella crisi è una città che ha fatto sistema – dice Mariella Enoc, presidente degli industriali novaresi e di tutto il Piemonte – trovando nella capacità di dialogo tra istituzioni e forze produttive il suo autentico valore aggiunto. Naturalmente non siamo un'isola felice rispetto alla recessione globale, ma ci sono tutti gli ingredienti per uscire bene dal tunnel».
Nel 2009 molti imprenditori hanno investito cifre significative in ricerca e innovazione, specie nella cosiddetta chimica verde che sta rilanciando su basi nuove la lunga tradizione novarese nel comparto, cresciute intorno alle attività, oggi ridimensionate, dell'ex Istituto Donegani, oggi Centro dell'Eni dedicato non a caso alla green energy. Lo scorso luglio, per esempio, 18 aziende locali hanno fondato il Polo di innovazione per la chimica sostenibile. Un progetto sostenuto dalla Regione Piemonte e nato intorno a eccellenze come Novamont, una delle principali realtà europee nella produzione di bioplastiche: partita nel '96 come spin-off di Montedison, la società è cresciuta nel 2008 del 24%, toccando i 62 milioni di fatturato. Il prodotto di punta è il Mater-bi, ottenuto dall'amido di mais, grano e patata, con cui si realizzano imballaggi biodegradabili. Per Novamont le aggregazioni con altre imprese attente alla green innovation sono cruciali proprio per rivitalizzare la chimica italiana, che ha perso terreno. La stessa Mossi & Ghisolfi Group (maggior produttore mondiale di Pet destinato al packaging), che ha il proprio headquarter nella vicina Tortona, lavora insieme al Polo novarese sui nuovi materiali e i processi di innovazione nelle Pmi del territorio. Dunque «fonti energetiche rinnovabili, nanotecnologie applicate ai materiali e biotecnologie come nuovi elementi competitivi per le nostre imprese – ragiona il presidente della Camera di commercio di Novara, Paolo Rovellotti – oltre a essere fattori determinanti nell'attenuare l'impatto delle attività economiche nei confronti dell'ambiente e delle generazioni future». Già oggi Novara è al vertice nella classifica della raccolta differenziata (72%).

Poi c'è il distretto del valvolame/rubinetteria (sanitaria e casalinghi) per cui l'Alto novarese è famoso nel mondo, dalla Germania alla Francia, dai paesi dell'Est agli Stati Uniti al Medio Oriente (il distretto copre circa il 15% delle esportazioni mondiali di rubinetteria e valvolame in ottone e bronzo e un terzo della produzione nazionale). Un distretto colpito ma non piegato dalla crisi mondiale, dallo sboom del comparto edilizio e dalla concorrenza dei produttori cinesi. «C'è sicuramente un rallentamento, ma all'interno della filiera la situazione è diversificata: chi ha investito in settori nuovi come quello delle energie alternative, regge meglio», spiega Corrado Giacomini, direttore generale della Giacomini di San Maurizio d'Opaglio. Anche qui, la exit strategy non può che insistere «sull'innovazione, anche nell'ambito energetico», e sulla ricerca di nuovi materiali, sul design e sulle reti d'impresa. Tradizione e innovazione tecnologica. Manifattura sempre più terziarizzata e immateriale, specie per chi esporta i due terzi della propria produzione. In fondo la stessa De Agostini, pur avendo ridimensionato il proprio tradizionale insediamento novarese, oggi non significa più solo libri e cultura "cartacea", ma anche comunicazione e finanza, in stretto raccordo con la piazza ambrosiana.

Il punto su cui Novara si mostra in ritardo è invece il progetto di distretto del turismo. La provincia ha straordinarie risorse ambientali: due laghi, il Mottarone, il Ticino, il Sesia, l'area collinare. Tutti plus che vanno ordinati in una politica turistica di area vasta che, «a sua volta – prosegue Enoc - deve avere l'ambizione di valorizzarsi e diventare impresa. Oggi, ancora, non è così». A differenza dell'università del Piemonte orientale, già immaginata e centrata sulla tripolarizzazione territoriale Novara-Vercelli-Alessandria, caso unico in Italia, che permette di pescare in un bacino scolastico che arriva fino a Chivasso (a ovest) e al rhodense e al magentino (a est). Prove tecniche di governo del territorio. Prospettando dinamiche evolutive importanti, perché dove ci sono giovani in rete c'è futuro, creatività, vivacità e innovazione. Non è un caso, spiega sempre Massimo Giordano, che «questa fattività si traduca poi in giovani alla guida della città (il quarantenne Giordano oggi è fresco assessore regionale allo Sviluppo economico, ndr) e in un rapporto più immediato e trasparente con la gente».
Lo stesso processo di riassetto urbano in corso, soprattutto dell'area industriale ex fordista, punta a definire le polarità della Novara del futuro: il Polo tecnologico, la cittadella della salute, il campus universitario vicino al centro storico. Scampoli di nuove funzioni per una città tornata nei radar del paese che conta.