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Economia Aziende

CASI DI SUCCESSO / 3 - Chimica fine al servizio delle imprese

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2010 alle ore 17:54.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2010 alle ore 13:23.

Da cento a mille euro al grammo. È quanto bisogna prepararsi a spendere per ottenere e utilizzare uno dei 50 milioni di prodotti chimici conosciuti, ma che non rientri tra i 100mila presenti in commercio. Per le aziende farmaceutiche e chimiche un costo spesso troppo elevato per svolgere l'attività di sintesi in casa. Ecco perché fioccano le richieste di outsourcing alla Cage Chemicals, uno dei primi spin off dell'università del Piemonte orientale Amedeo Avogadro. «La società si è concretizzata nel 2006» spiega Giovanni Giovenzana, 39 anni, uno dei fondatori. L'idea iniziale, però, era diversa. Trasferire l'esperienza di ricerca maturata in ambito universitario per fornire prodotti dedicati alla diagnostica, anche grazie alla collaborazione con l'Università di Torino.

«Appena partiti – ricorda Giovenzana – ci siamo accorti però che il mercato richiedeva, più che nostri prodotti in sé, attività di custom sinthesys e di custom research. In pratica a noi veniva chiesto di preparare prodotti chimici non presenti in commercio oppure di realizzare attività di ricerca per conto delle aziende, su prodotti o processi specifici».
Si tratta di due ambiti con un elevato valore aggiunto per Cage Chemicals e anche in forte crescita, «tanto che oggi quello che doveva essere il nostro core business, il supporto alla diagnostica, è in realtà un'attività marginale».

Quando è stata creata, nel 2006, a Novara non esistevano spazi idonei a contenere e sostenere uno spin off universitario. Così Cage Chemicals si è insediata nell'incubatore torinese 2i3t: «C'erano spazi attrezzati ed era un vantaggio per partire – afferma Giovenzana –. Inoltre era vicino all'Università di Torino con la quale avevamo rapporti». Ora, dopo tre anni, l'azienda cammina con le proprie gambe, anche grazie a un fatturato passato da 60mila a circa 200mila euro, con ulteriori prospettive di crescita e bilanci sempre in utile. E nel frattempo è nato l'Incubatore novarese. «Così – dice il fondatore – stiamo tornando a casa. Al momento sono attivi entrambi i laboratori, ma entro l'estate saremo a pieno regime esclusivamente a Novara».
Non si è trattato di una scelta di carattere affettivo. «Qui – spiega Giovenzana – esiste un forte substrato chimico, con aziende importanti, in larga parte già nostre clienti. Abbiamo la possibilità e l'intenzione di consolidarci. Nel giro di due o tre anni ipotizziamo di ingrandirci, anche per rispondere meglio alle richieste delle aziende che chiedono l'elaborazione di processi più sostenibili e meno costosi per competere con la concorrenza». (C.A.F.)