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Analisi / Un crocevia in cerca di vantaggi

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2010 alle ore 17:54.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2010 alle ore 13:23.

Nel Nord-Ovest, dove la distanza tra città e provincia più che altrove sembra assumere i contorni di una frattura, il protagonismo di Novara è risorsa preziosa nella prospettiva di una trasformazione "democratica" degli equilibri territoriali.
È la provincia piemontese con la più alta dotazione d'infrastrutture, seconda per valore aggiunto pro capite, un export per abitante doppio rispetto alla media nazionale; vitalismo economico di un crocevia tra grandi direttrici (il Corridoio 5 e quello che connette Genova all'Europa centro-settentrionale), a poche decine di chilometri da Malpensa e Milano e con molto spazio da destinare allo sviluppo - ci si augura assennato - della logistica.

Come tutto il Nord industriale, Novara paga la crisi, con una media di 220 ore di Cig autorizzate per addetto industriale nel 2009; tante, ma lontane dalle 324 ore/addetto del Piemonte. Come tanta Italia industriale, Novara è una città sospesa tra ciò che "non è più" e ciò che "non è ancora", ma che forse s'inizia a intravedere.
Novara condivide infatti, sulla sua scala, molti dei problemi che interessano sia il Nord-Ovest metropolitano sia i distretti del made in Italy. Chimica e petrolchimica sono le sue industrie ad alta intensità di ricerca, cresciute intorno alle attività, oggi ridimensionate, dell'ex Istituto Donegani, oggi Centro dell'Eni dedicato alla green energy. L'alto novarese e il Cusio sono distretti industriali storici, della rubinetteria sanitaria e "gialla" (50% della produzione nazionale) e dei casalinghi. Settori in difficoltà dall'introduzione dell'euro e che subiscono la concorrenza asiatica, ma che dimagrendo si rinnovano, puntano al top, investono su materiali innovativi e nel design, apprendono il linguaggio della cooperazione. Come nella Torino dell'auto, anche qui possiamo parlare, con Giuseppe Berta, di "metamorfosi industriale".
D'altra parte Novara è sempre più città di servizi per il territorio; la sfida si chiama logistica, con la possibilità di attrarre nuove imprese e ridurre la dipendenza dai centri metropolitani.

Novara soffre da sempre di strabismo, divisa tra l'appartenenza amministrativa al Piemonte e la sostanziale integrazione con la Lombardia. L'essere "terra di mezzo" propone un destino ambivalente: o non luogo, dormitorio di Milano e corridoio di transito, o ponte. Con la metaforica conquista di Torino - le ultime elezioni regionali, vinte dal novarese Cota e una giunta con più esponenti della città - Novara diventa più "piemontese". D'altra parte, grazie alla prossimità con Milano, può divenire sede di servizi avanzati per tutto il territorio.
Dalla sua transizione discendono dunque processi d'importanza vitale per il Nord-Ovest, come la presenza di una "cerniera" tra Milano e Torino, separate da 45 minuti di treno ad alta velocità, ma ancora "distanti" sulla strada di un'integrazione più evocata che agita. Novara ha dunque l'occasione storica di farsi Giano Bifronte, che trae da questa condizione vantaggi per la propria economia, ma che ai poli metropolitani restituisce funzioni importanti.

L'ingresso di Novara "nel Piemonte" può contribuire, capovolgendo lo sguardo, anche alla piena inclusione di Torino negli assetti di un Nord inedito, in cui il capoluogo non si è mai del tutto riconosciuto (non si parla di risultati elettorali, ma di modelli produttivi e schemi culturali). Uno spazio di rappresentazione significativamente anticipato dalla maggiore impresa novarese, il Gruppo De Agostini, oggi vera internazionale della conoscenza e della comunicazione, che negli ultimi vent'anni ha acquistato la torinese Utet, insediato a Milano funzioni strategiche (relazioni, comunicazione) per andare in Europa e nel mondo (Cina, Brasile, Russia, Giappone).
Novara è dunque un tassello importante di un Nord-Ovest riconfigurato intorno a un mix che combina riorganizzazione industriale, servizi avanzati, economia della conoscenza, reti materiali e immateriali. Le sue istituzioni e i suoi gruppi dirigenti possono contare su ottime basi per fare di questo territorio un caso di successo.