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CASI DI SUCCESSO / 1 - Investimenti «verdi» contro la crisi

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2010 alle ore 17:54.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2010 alle ore 13:23.

Sei milioni di investimento, pari a poco meno del 15% del fatturato; la copertura in amianto degli anni 60 – quando si facevano tutte così – sostituita con 5mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici in grado di coprire il 20% del fabbisogno energetico dell'azienda.
La Giacomo Cimberio Spa di San Maurizio d'Opaglio (Novara), nel cuore del distretto dei rubinetti e delle valvole industriali, è un po' l'esempio della meccanica che si trasforma: da grigia e spesso pesante (per l'ambiente), a verde e leggera. La svolta è maturata nel tempo, ma, strategicamente, l'azienda l'ha messa in pratica proprio nel momento più duro della crisi.

«Abbiamo investito parecchio – conferma il titolare Renzo Cimberio –, ma era il momento giusto per farlo. Ci siamo dati tempo un anno. Stiamo cercando di andare in questa direzione, perché riteniamo che sia importante: tutela ambientale, competitività, visibilità sul mercato investendo oggi per un futuro migliore».
Cambiare pelle ha significato anche piano progressivo per ottenere quattro certificazioni di qualità: dal prodotto alla responsabilità sociale dell'azienda, dall'ambiente alla sicurezza. «Questa è l'ultima programmata – spiega Cimberio – e burocrazia permettendo dovremmo concludere l'iter nel mese di giugno».
Per l'azienda il processo non è stato semplice. «Non significa solo differenziarsi sul mercato – sottolinea il presidente dell'azienda – ma anche, in qualche modo, modificare il proprio sistema di vita. E non solo: la certificazione etica prevede che anche i fornitori debbano seguire e rispettare tutta una serie di parametri».
Nonostante la crisi, il 2009 si è chiuso a 50 milioni di euro di fatturato e 10 milioni di utile per Cimberio, che impiega 180 dipendenti. Ma quelle che sembravano avvisaglie di ripresa alla fine dello scorso anno e all'inizio del 2010 si sono di nuovo improvvisamente raffreddate negli ultimi due mesi.

«Eravamo quasi convinti di aver superato la crisi – ammette Renzo Cimberio –: a fine 2009 si avvertiva ottimismo, anche sulla scia dell'ultimo quadrimestre buono. Anche a gennaio e febbraio la domanda è rimasta buona». Poi però qualcosa è cambiato: «All'aumento costante delle materie prime si sono aggiunti i problemi dell'eurozona e alcuni mercati ne hanno risentito pesantemente». Una situazione non agevole per chi esporta il 92% della produzione, circa la metà in Europa. Per questo Cimberio cerca di cambiare strada anche nel mondo: «Stiamo seminando, negli Stati Uniti, in Cina e in India. Ma per raccogliere i frutti ci vuole tempo». (C.A.F.)