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Valvole aperte sul «green»

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 aprile 2010 alle ore 17:54.
L'ultima modifica è del 14 giugno 2010 alle ore 13:23.

Tra i 288 prodotti che, in base all'Indice Fortis-Corradini, vedono l'Italia primo paese esportatore mondiale, il più importante è rappresentato dalla categoria "rubinetti e valvole", con un export nel 2008 di 6,7 miliardi di dollari (fonte: banca dati Onu Comtrade). Questa voce statistica raggruppa i rubinetti sanitari in ottone cromato, le valvole in ottone "giallo" per impieghi negli impianti idrotermosanitari, le valvole per impieghi nell'industria (soprattutto petrolchimica) e i relativi accessori. Dalla metà degli anni 90 a oggi il settore è stato sconvolto da due eventi epocali: l'avvento della Cina come concorrente e la crisi globale dell'edilizia divampata dopo lo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria.

Nel 1996 la Cina era praticamente inesistente come produttore di rubinetti e valvole, con un export inferiore ai 200 milioni di dollari, mentre l'Italia era prima con 2,5 miliardi e la Germania seconda con 2,1 miliardi. Nel 2008 troviamo la Cina già seconda con 6,6 miliardi di dollari, appena un gradino sotto l'Italia e davanti alla Germania, con 5,7 miliardi. Il nostro paese conserva peraltro il più alto surplus commerciale con l'estero nel settore, con 5,4 miliardi di dollari.

L'industria italiana della rubinetteria ha risposto alle sfide della globalizzazione e dell'attuale crisi economica con due armi vincenti: l'innalzamento della qualità dei prodotti e l'innovazione nella direzione delle nuove frontiere della green economy.

Il distretto della rubinetteria-valvolame del Piemonte nord-orientale, leader mondiale nella trasformazione dell'ottone, è localizzato a cavallo di tre province: Novara, Vercelli e Verbania. Al centro del distretto (vedei figura a fianco) c'è il lago d'Orta (detto Cusio), sulla cui costa occidentale si trova il comune di San Maurizio d'Opaglio, la "capitale" del distretto, ma la locale industria della rubinetteria ha anche importanti diramazioni nella bassa Valsesia, dove già diversi secoli fa gli artigiani eccellevano nella lavorazione delle campane in bronzo.

Secondo il censimento Istat 2001, il distretto cusiano-valsesiano della rubinetteria conta circa 400 unità locali attive nel settore, tra cui molte microimprese, più circa 500 unità locali dell'indotto metalmeccanico. In totale risultano occupati 8.800 addetti diretti più 2.800 addetti nel trattamento dei metalli (stampaggio, galvanica, pulitura), senza considerare l'impatto su altre attività come imballaggi, informatica, logistica, trasporti, assicurazioni e banche.

Secondo la rivista "Made in Rubinetti e valvole", nel 2008 si contavano nel distretto 83 imprese con un fatturato individuale di almeno 3 milioni di euro, in cui risultavano impiegati circa 6mila addetti. Queste 83 imprese hanno realizzato nel 2008 un fatturato di circa 1,5 miliardi, per oltre il 60% esportato (ma molte aziende vendono all'estero anche più dell'80% della produzione).

Le imprese del distretto con i maggiori fatturati sono, nella rubinetteria sanitaria, Gessi, Paini, Nobili, Zucchetti, Paffoni. Nel valvolame invece troviamo Caleffi, Giacomini, Cimberio, Far, Pettinaroli.

Dopo avere orientato le proprie produzioni sempre più sulla qualità delle materie prime e delle lavorazioni e sul servizio al cliente, nel 2008 il distretto ha vissuto un anno davvero eccezionale, dimostrando con ciò di aver "attutito" in buona parte gli effetti dell'aggressiva concorrenza cinese, imperniata non solo sul basso costo del lavoro, ma anche sul dumping in tutte le sue possibili forme (valutario, ambientale, sociale, finanziamenti agevolati all'acquisto delle materie prime e all'export), nonché sulla sistematica contraffazione dei nostri prodotti: si contano a milioni i rubinetti "made in Italy" falsi sequestrati in Italia e all'estero negli ultimi anni.

Sei medie e medio-grandi aziende del distretto nel 2008 hanno presentato risultati di bilancio da far invidia alle multinazionali dell'hi-tech, con rapporti tra utile netto e fatturato compresi tra il 10 e il 15 per cento. Si tratta di tre imprese del valvolame (Caleffi, Cimberio e Far) e tre della rubinetteria sanitaria (Huber, Fantini e Vinzia), che insieme rappresentano un fatturato di circa 383 milioni di euro. Sono casi da prendere a modello, perché dimostrano che è possibile fare industria manifatturiera in Italia guadagnando bene e pagando anche le tasse fino all'ultimo centesimo. Infatti, le imprese citate sono tradizionalmente delle fedelissime dell'agenzia delle Entrate e nel 2008 da sole hanno pagato imposte per circa 25 milioni di euro, cioè il 9,4% del totale del settore nazionale della rubinetteria e, per un confronto, il 5% di quelle che ha versato all'erario il gruppo Fiat (che ha un fatturato di quasi 60 miliardi).

Poi è arrivato il terribile 2009, ma il distretto ha tenuto duro e le aziende praticamente non hanno fatto cassa integrazione. La crisi ha accelerato la svolta verso l'innovazione, la sicurezza e l'ambiente. I produttori di rubinetteria del lago d'Orta e della Valsesia hanno spiazzato i cinesi realizzando la completa eliminazione del piombo dalle leghe di ottone e hanno sfondato su mercati come quello della California, che ha varato una legislazione severissima.

Ma i due casi forse più significativi di innovazione tecnologica nel campo della green economy sono quelli di Caleffi e Giacomini.

Dal giugno 2008 la ricerca scientifica della Caleffi (196 milioni di fatturato nel 2008) si racchiude nel centro sperimentale CuboRosso, dedicato in particolar modo allo sviluppo di componentistica per impianti solari termici e geotermici, allo studio e alla progettazione di nuovi prodotti destinati a impianti a fonte alternativa.

La punta di diamante della ricerca della Giacomini (157 milioni di fatturato) è invece l'innovativa caldaia a idrogeno con cui l'azienda, già leader negli impianti radianti per riscaldamento e raffreddamento a soffitto e parete, ha portato a completo sviluppo il suo progetto di un'abitazione completamente a emissioni zero. Già da qualche mese l'esclusivo Hotel San Rocco, di proprietà della Giacomini stessa, che si affaccia a Orta sull'isola di San Giulio, è dotato della rivoluzionaria caldaia a idrogeno ed è stato il primo albergo italiano a ricevere la certificazione di sostenibilità Icim. Una caldaia a idrogeno della Giacomini è in funzione anche presso l'Environment Park di Torino, mentre un altro prototipo da qualche giorno è stato collocato in visione al pubblico a Milano in una vetrina in Largo Richini, dove sorgerà un vero e proprio showroom della Giacomini incentrato sulle proprie tecnologie nel campo della green economy. I tempi sono ormai maturi per passare dai prototipi al mercato di massa.

La pagella

I PUNTI DI FORZA
- Elevata integrazione delle imprese con il territorio che ha permesso alle stesse di sviluppare una maggiore sensibilità in termini di responsabilità sociale, a cui si riconduce anche l'interesse verso le energie sostenibili
- Efficiente assistenza pre e post vendita con partecipazione attiva ad alcune fasi di progettazione
- La forza lavoro di questo distretto è tradizionalmente assai preparata: negli ultimi anni c'è stato l'inserimento anche di lavoratori immigrati che si sono ben integrati anche nelle comunità locali
- Lo sfruttamento di un know how di esperienza pluri-decennale e l'ottenimento di importanti certificazioni di qualità hanno rappresentato le principali politiche di rafforzamento dei marchi aziendali

I PUNTI DI MIGLIORAMENTO
- Mettere in rete i Pilastri (i grandi gruppi), i Distretti e i Laboratori, affinché la ricerca informale italiana possa essere valorizzata e tradursi più efficacemente in brevettazione
- Le imprese che in Italia sviluppano tecnologie all'avanguardia nella green economy incontrano difficoltà a portarle sul mercato a causa dell'assenza di normative atte a rendere il terreno fertile all'applicazione delle innovazioni

GLI OSTACOLI ALLO SVILUPPO
- Il mercato al momento è statico, a causa soprattutto della frenata nell'edilizia residenziale di nuova costruzione a livello globale
- Infrastrutture scadenti, non adeguate alle odierne necessità della competizione globale: problema da affrontare non a livello locale, ma all'interno di un importante programma regionale e nazionale

RUBINETTERIA E VALVOLAME IN OTTONE: I RECORD DELL'ITALIA
Nell'export di rubinetti e valvole l'Italia è al primo posto davanti alla Cina. Il distretto della rubinetteria-valvolame del Piemonte nord-orientale, leader mondiale nella trasformazione dell'ottone, è localizzato a cavallo di tre province: Novara, Vercelli e Verbania. La terribile crisi del 2009 ha accelerato la svolta verso l'innovazione, la sicurezza e l'ambiente. I produttori hanno spiazzato i concorrenti cinesi realizzando la completa eliminazione del piombo dalle leghe di ottone