Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2011 alle ore 06:41.
Siamo indietro: le ferrovie e le autostrade italiane sono inferiori al 75% della media Ue a 15, rispetto alla popolazione. Questione di risorse pubbliche scarse, che si stanno riducendo nel tempo. Ma non solo: pesa la difficoltà di reperire capitali privati; pesa un sistema decisionale incerto e complesso, ostacolato dai dissensi locali, spesso strumentali.
È un fattore importante, quello delle infrastrutture, che penalizza la competitività del nostro paese. E ci sarà un tavolo ad hoc, proprio su infrastrutture, ambiente ed energia, alle Assise di Confindustria che si terranno a Bergamo il 7 maggio. A precederle, il giorno prima, il Comitato centrale della Piccola, che anticiperà il dibattito su tutti i temi che riguardano le Pmi, e cui risultati approderanno alla discussione delle Assise.
Sarà una «grande adunata di imprenditori», la detto la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, descrivendo l'evento, che è «eccezionale» (le precedenti Assiste si sono tenute nel 1992) e che si impone in un momento di forte discontinuità come questo.
Una discussione a porte chiuse, in cui le imprese ragioneranno su come lavorare su se stesse, per migliorare, ma lanceranno proposte anche alla politica e al sindacato, per unire le forze positive del Paese in una sfida per la modernizzazione e la crescita.
A penalizzare il settore dei trasporti è anche la mancanza di liberalizzazioni e le forti asimmetrie che ci sono sui mercati. Secondo la documentazione preparata da Confindustria, e che sarà la base di discussione delle Assise, le aperture sono maggiori nel settore aereo, mentre sono ancora limitate nel marittimo, portuale, e ferroviario, e ancora «molto limitate» per esempio nell'autotrasporto. L'indice di apertura del mercato logistico complessivo è pari al 77,6% della media Ue a 15, ma al 66% della Germania; quello del mercato dei trasporti terrestri è pari al 65,8% della media Ue a 15, ma appena il 25% della Germania.
Un divario forte, quindi. Al quale si aggiunge, passando al tema dell'ambiente e dell'energia, un prezzo maggiore che pagano le imprese italiane del 30-40% sia per l'energia elettrica che per il gas. Un gap di sistema paese che si traduce in costi maggiori per le aziende e una minore competitività dei confronti dei concorrenti.
Diventa sempre più urgente, quindi, aumentare i livelli di spesa per le opere pubbliche e realizzare un sistema logistico efficiente. Gli investimenti pubblici nel nostro paese sono costantemente in riduzione (-23,3% in termini reali tra il 2004 e il 2010) e in proiezione passeranno dal 2,4% del Pil del 2009 all'1,7% del Pil nel 2013.
L'obiettivo è far tornare gli investimenti pubblici per lo meno ai livelli pre-crisi. Per invertire la tendenza, sostiene il dossier, l'agenda politica italiana dovrebbe allinearsi a quella europea, che si è concentrata su riforme strutturali in grado di favorire gli investimenti privati, unendo la liberalizzazione dei mercati a strumenti finanziari innovativi. Si potrebbero trovare misure per favorire i project-bond oppure gli euro-bond.
Le liberalizzazioni, aprendo il mercato, sarebbero una forte spinta alla crescita. Se il nostro paese riuscisse a raggiungere lo standard europeo nella logistica e dei trasporti si potrebbe aumentare il pil di almeno l'1%, portando lo sviluppo italiano a quel 2% che Confindustria da tempo indica come obiettivo realistico.
Altra riforma a costo zero da realizzare, la semplificazione. Gli imprenditori, riuniti a Bergamo, potranno subito commentare a caldo il decreto di semplficazione fiscale e burocratica che il governo ha annunciato entro la settimana. Nella realizzazione delle infrastrutture, nell'ambiente e nel settore energia, una semplificazione normativa e un'accelerazione delle procedure consentirebbero di realizzare gli interventi in modo più rapido e efficace, risparmiando costi.
In particolare per infrastrutture e ambiente sono rilevanti i rapporti con il territorio e il suo sviluppo, specie nel Sud, che ha molte potenzialità di crescita soprattutto in in settori come la portualità, la logistica e la valorizzazione turistica.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Ultimi di sezione
-
Gli economisti
Perché preoccuparsi per la Francia?
di Paul Krugman
-
gli economisti
Krugman: il dibattito sull'austerity è politicizzato
di Paul Krugman
-
Italia
A Theory About European Naval Domination
di Paul Krugman
-
Italia
Una teoria sul predominio navale dell'Europa
di di Paul Krugman
-
IL PIANO JUNCKER
Gros: consumi prima che investimenti
di Daniel Gros
Dai nostri archivi
Moved Permanently
The document has moved here.
Verso le Assise del 7 maggio
- Marcegaglia: sono le imprese a tenere in piedi il Paese, non vogliamo aiuti ma riforme
- Marcegaglia: bene le semplificazioni ma ora riforma fiscale e liberalizzazioni
- Nel cuore delle Assise di Confindustria
- Gianfelice Rocca: «Puntare sul merito per fare dell'Italia una società aperta»
- Cesare Trevisani: «Basta ritardi, agli annunci seguano i cantieri»
Interventi di Emma Marcegaglia
- Marcegaglia: «Le imprese tengono in piedi il Paese. Il cambiamento deve venire da noi»
- A Bergamo le Assise della Confindustria: un'agenda per lo sviluppo
- «Più mercato e meno rendite»
- Dalle Assise di Confindustria a Bergamo un'agenda per il cambiamento forte del Paese
- Verso le Assise di Confindustria / Marcegaglia: crescere di più