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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2011 alle ore 08:16.
Le fonti energetiche pulite, in particolare il settore del fotovoltaico, sono il grande magnete per attrarre gli investimenti esteri nel nostro Paese. Lo afferma uno studio, diffuso ieri, dell'area research di Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) sulla base del World investments prospects, il sondaggio effettuato dalle Nazioni unite su un campione di 236 aziende multinazionali. Il sondaggio dell'Onu analizza i flussi degli investimenti diretti esteri nelle varie zone del pianeta nel biennio 2011-2012.
Il focus sull'Italia
Nei primi sette mesi del 2011 sono almeno 27 – osserva Mps – le multinazionali straniere che hanno dichiarato di voler investire ex novo o di espandersi in Italia, mobilizzando capitali per circa 1,2 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, realizzando nove uffici, tre sussidiarie, 16 impianti e due centri di ricerca e alcune joint venture.
I settori d'interesse
Sono numerosi i settori del l'economia italiana che potrebbero attirare gli investimenti delle multinazionali straniere: l'industria alberghiera, le costruzioni, la grande distribuzione, ma anche il manifetturiero in senso stesso, con meccanica e metallurgia oggetto d'interesse dei grandi gruppi internazionali, soprattutto asiatici. Gli investimenti annunciati dall'Italia sia nel settore dei trasporti e automobilistico (20 milioni di euro nei prossimi quattro anni) sia nel chimico/farmaceutico (82 milioni già a fine 2012) potrebbero costituire un potente incentivo per attrarre i capitali stranieri.
Le fonti rinnovabili
Ma il piatto forte sono le fonti rinnovabili. Secondo Mps, è l'eco-business la vera molla per far decollare gli investimenti esteri nel nostro Paese. L'Italia nel 2010 ha visto una crescita del 124% negli investimenti in energia pulita, registrando uno degli incrementi piu elevati tra i paesi G-20; il 62% circa degli investimenti in energia rinnovabile è stato destinato al fotovoltaico. Numerose le multinazionali europee e americane che stanno investendo in Italia nella realizzazione di impianti di medio-grandi dimensioni per lo sfruttamento dell'energia solare, a dimostrazione della forte capacità attrattiva di questo settore che, anche grazie alla conformazione del territorio italiano, si mostra in forte espansione.
Segnali incoraggianti
Più in generale, il 2011 evidenzia per l'Italia qualche progresso sul fronte degli investimenti diretti dall'estero. Nel primo trimestre del 2011, l'Italia registra un incremento degli investimenti esteri diretti verso il paese (+25% circa), al contrario delle pesanti contrazioni registrate da Francia e Germania. Il dato risulta superiore alla media dei G-20, anche se paesi come Turchia e Spagna sono ancora distanti. Va però sottolineato che secondo il Doing Business 2011 della Banca Mondiale, l'Italia si trova all'80° posto nel ranking dei Paesi in cui è più semplice fare impresa (la Spagna ad esempio è 49°). In media nel decennio 2000-2010 gli investimenti diretti dall'estero attratti dall'Italia hanno raggiunto un livello pari all'1% su Pil, valore analogo a quello registrato dalla Grecia e ancora lontano da quelli sperimentati da Germania, Francia e soprattutto Spagna (circa il 3,5% la quota di investimenti esteri attratta dalla Spagna negli anni 2000), a riprova di una capacità di attrazione italiana che deve e può essere migliorata.
Europa meta privilegiata
L'Europa rimane una delle principali mete degli investimenti esteri diretti anche per il biennio 2011-2012, malgrado sia emergendo il peso dei Paesi emergenti. Le imprese intervistate si attendono nel biennio 2011-2012 un recupero dell'attività di internazionalizzazione che sarà più forte nel secondo anno. A essere oggetto di delocalizzazione saranno gli uffici vendite, seguiti dalla produzione e dalla logistica. All'interno dell'area euro la Germania e la Francia sono i due paesi con il più elevato grado di attrazione. I principali fattori che guidano gli investimenti esteri nei suddetti paesi sono: la manodopera specializzata e di talenti, un contesto istituzionale stabile e orientato agli affari e la qualità delle infrastrutture. Gli incentivi alle imprese, invece, risultano all'ultimo posto nella scala (in ordine di importanza) per la localizzazione degli investimenti, dopo la facilità di accesso al mercato dei capitali.
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