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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2011 alle ore 06:39.
L'Italia è più brava della Germania. Accade sulle cosiddette reti intelligenti dell'energia, le smart grid. Sono otto i progetti italiani finanziati dall'Autorità dell'energia con un contributo più sostanzioso sulle tariffe. Oltre ai casi dell'Enel a Isernia e dell'Acea a Roma Malagrotta, di cui ha già scritto in questi giorni Il Sole 24 Ore, ecco gli esperimenti dell'A2A a Milano Lambrate e a Gavardo (Brescia), i progetti dell'Asm Terni, della valdostana Deval a Villeneuve e di due aziende pubbliche locali minori, l'Assem a San Severino Marche e l'Assm a Tolentino.
Le reti intelligenti sono la maggiore sfida tecnologica del nuovo paradigma energetico. «La rete convenzionale non riuscirà a gestire l'arrivo impetuoso delle fonti rinnovabili di energia e della cosiddetta generazione distribuita», confermava ieri Ennio Macchi, direttore del dipartimento di energia del Politecnico di Milano in occasione del convegno Alp Energy sui sistemi energetici virtuali che ha richiamato alla Fondazione Politecnico gli esperti di tutti i Paesi che si affacciano sulle Alpi.
La rete elettrica classica è a senso unico come la linfa in un albero: dalle grandi centrali, la corrente viaggia su cavi sempre più sottili e con tensioni sempre più basse verso fabbriche e case. Ma le minicentrali della nuova energia sono collocate negli stabilimenti industriali, alle periferie delle città, sui tetti delle case. Le centrali eoliche si realizzano dove c'è vento, non dove ci sono i consumatori, aggiunge Maurizio Delfanti, docente al Politecnico: «La rete di distribuzione, cioè quella locale in bassa tensione, non è preparata per assorbire in luoghi remoti l'elettricità prodotta in modo incostante da vento o sole. Elettricità che per raggiungere i consumatori deve andare "controcorrente" risalendo il flusso convenzionale».
Il problema si manifesta per esempio in Germania, dove il tema viene affrontato solamente ora che l'energia rinnovabile si avvicina al 40% del fabbisogno elettrico. L'Italia, dove il ricorso alle fonti rinnovabili di energia è attorno al 20%, si muove in anticipo, prima che si manifestino i problemi di stabilità della rete.
La questione sarà seria domani, quando cambieranno anche alcuni stili di vita. Per esempio, come ricordava giorni fa Stefano Donnarumma a capo dell'Acea Reti, la diffusione dell'auto elettrica sposterà la domanda in modo imprevedibile. Venti auto elettriche che si allacciano per ricaricare le batterie sono pari al consumo di un condominio, un condominio che si sposta la mattina verso gli uffici e la sera verso le zone residenziali. Quando le auto elettriche saranno migliaia, se non milioni, i fili della luce non reggeranno.
Per questo motivo l'Autorità dell'energia, invece di riconoscere per le aziende di distribuzione elettrica in bassa tensione una tariffa pari al 7% di rendimento del capitale investito, per le smart grid dà un premio aggiuntivo, portando al 9% il rendimento.
Sono due gli elementi centrali di queste reti intelligenti. Il primo è il sistema informativo. La rete di oggi è stupida, non sa che cosa avviene in ogni nodo e quindi non può reagire alle variazioni. Il secondo punto sono i sistemi di accumulo, che assorbono energia quando il vento fa vorticare le eliche delle centrali eoliche o quando il sole picchia sui pannelli fotovoltaici, e che viceversa èrogano corrente quando il vento scende o una nuvola ombreggia i pannelli.
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