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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2013 alle ore 18:58.

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Vendite auto, dossier Radiocor

Fiat-Chrysler: i due volti dello stesso gruppo

7 gennaio

Sergio Marchionne l'americano e Sergio Marchionne l'italiano, Chrysler Group da una parte e Fiat dall'altra. La stessa persona e un'azienda che marcia verso un'integrazione totale. Ma se si guarda alle pagine dei giornali sulle due sponde dell'Atlantico e' quasi difficile credere che si parli della stessa realta'. Negli Stati Uniti il numero uno del Lingotto e del terzo colosso dell'auto americano e' spesso celebrato quasi come un eroe per aver salvato Chrysler dal collasso e averla rimessa sulla via di una ripresa costante in termini di conti e vendite. In Italia Marchionne e' criticato per la frenata di Fiat, da tempo nel mezzo di una crisi profonda. La diversa parabola di Fiat e Chrysler, che contribuisce oggi all'attenzione all'avventura americana di Marchionne, ha alcune ragioni strutturali, altre collegate alle diversita' tra Italia e Stati Uniti. Tra le prime c'e' il fatto che in America la crisi del settore auto si e' avviata a conclusione: dopo il maxi salvataggio del 2009, quando Washington ha concesso a General Motors e Chrysler aiuti per decine di miliardi di dollari e Fiat e' entrata nel capitale della controparte americana, la ripresa di Detroit e' stata continua. In particolare Chrysler, che ha finito di rimborsare il prestito, e' tornata in attivo e ha assistito a 33 mesi consecutivi di aumenti delle immatricolazioni. Nel 2012 le vendite sono salite del 21%, con un aumento del 10% in dicembre, molto meglio del +4,7 e +3,7% di Ford Motor e Gm rispettivamente.Come ricordava anche il Financial Times alcuni giorni or sono in un articolo che tesseva le lodi del manager italo-canadese, l'andamento del mercato europeo e' molto diverso, a causa del perdurare di una crisi delle vendite alimentata dal contesto difficile sul piano economico e finanaziario. In particolare, in Italia in dicembre sono stati immatricolati 1,4 milioni di veicoli, ai minimi dal 1979, costringendo le case produttrici a fare i conti con livelli operativi al di sotto della capacita' produttiva degli stabilimenti. "Negli Stati Uniti Chrysler ha fatto cose straordinarie con risorse scarse", ma in Italia la situazione e' diversa, ha detto Michelle Krebs, analista di Edmunds.com, sito specializzato in notizie sul settore automobilistico. Le differenze sono molte anche sul piano sindacale: in Italia la presenza delle rappresentanze dei lavoratori e' forte e consolidata. Il clima e' diverso negli Stati Uniti: Il braccio di ferro tra i colossi dell'auto americani e lo United Auto Workers, il principale sindacato del settore auto statunitense, sul rinnovo del contratto quadriennale nel 2012 e' stato teso ma si e' risolto in tempi piu' brevi e con un piu' rapido compromesso rispetto ad analoghe trattative sull'altra sponda dell'Atlantico. Inoltre, il fatto che Chrysler partisse gia' dal punto piu' basso della propria storia quando Marchionne ne ha assunto il controllo ha consentito al manager di portare avanti una strategia volta piu' all'espansione, e dunque alle assunzioni, che non al contenimento dei costi, e quindi ai licenziamenti, come successo in Italia. Negli Stati Uniti Marchionne, oltretutto, ha "esportato" una buona dose di italianita'. La Fiat 500 e' stato nel 2012 uno dei marchi di maggiore successo di Chryler Group (+59% le vendite in dicembre, +121% nell'anno) ed e' andata bene anche la Dodge Dart, vettura compatta introdotta lo scorso giugno sul mercato americano e prodotta utilizzando componenti di base della Giulietta Alfa Romeo. In America per Marchionne l'idea di spostare altrove la produzione non e' un'opzione che appare ne' possibile ne' necessaria: durante la campagna elettorale per la presidenza americana, lo scorso autunno, in uno spot al vetriolo il candidato repubblicano Mitt Romney aveva insinuato che Chrysler Group intendesse spostare tutta o parte della produzione di Jeep in Cina. Le polemiche che sono seguite hanno spinto a una smentita Marchionne in persona. Tuttavia, guardando avanti, la parola d'ordine per fare funzionare Fiat e Chrysler e' integrazione, innanzi tutto su un piano prettamente azionario: il Lingotto controlla attualmente il 58,5% di Chrysler e ha di recente esercitato la seconda opzione che le da' diritto ad acquistare il 3,32% di Chrysler dal fondo Veba, azionista di minoranza e controllato dal sindacato United Auto Workers.Una volta risolte le divergenze sul prezzo, le due opzioni finora esercitate porteranno Fiat al 65% di Chrysler, che passerebbe poi al 75% circa con le successive tre. Inoltre, poco prima di Natale Marchionne ha annunciato nuovi investimenti per un miliardo di euro per la produzione di vari modelli, tra cui un Suv con marchio Jeep a Melfi."Sara' l'unico impianto al mondo a produrre il piccolo suv Jeep, con 1.600 auto al giorno una volta arrivati a regime", aveva detto Marchionne, parlando del primo di una serie di investimenti che saranno fatti "senza chiedere aiuti pubblici". L'amministratore delegato aveva in quell'occasione presentato "un piano coraggioso" che passa attraverso la conferma degli obiettivi del gruppo per l'anno con un utile della gestione ordinaria di circa 3,8 miliardi e un utile netto di 1,2 miliardi.

Auto Brasile: record di vendite nel 2012 (+4,6%), -1,9% produzione Nel 2013 stima aumento mercato tra 3,5 e 4,5%

7 gennaio

Il mercato brasiliano dell'auto, quarto al mondo dietro a Usa, Cina e Giappone,, ha registrato nel 2012 un record di vendite a 3,8 milioni di unita' (inclusi autobus e camion) segnando un rialzo del 4,6% rispetto al 2011. In calo pero' la produzione, che inclusi autobus e veicoli pesanti e' scesa nel 2012 dell'1,9% a 3,3 milioni. Lo comunica l'Associazione dei costruttori Anfavea. La contrazione della produzione, la prima flessione dal 2002, e' legata a un calo del 20,1% dell'export a 442.100 unita'. Leader del settore la Fiat, che nel 2012 ha detto di aver segnato un nuovo record nel Paese immatricolando 838.219 automobili e veicoli commerciali leggeri (+11,1% rispetto al 2011 e +10,2% rispetto al record di vendite del 2010). La Fiat e' al primo posto nel mercato brasiliano per l'undicesimo anno di fila.Il numero di Anfavea, Luiz Moan Yabiku, ha osservato che la riduzione delle tasse sugli acquisti di vendite decisa l'anno scorso dal Governo ha incoraggiato le vendite rappresentando "400mila unita' in piu'". Per il 2013 Anfavea stima un aumento del mercato tra il 3,5% e il 4,5%.

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