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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2010 alle ore 17:48.
Il quarto più affascinante del mondiale, quello che più di altro profuma di storia e di eterne battaglie, comincia con Maradona, nel tunnel, che urla per caricare i suoi. Ha il mondo in mano, o così crede, e i tedeschi in fila pochi metri più in là sembrano quasi impressionati anche se provano a non muovere un muscolo neanche fossero navigati campioni di poker.
Due minuti e il gol tedesco. Davanti all'Argentina dei nomi altisonanti c'è una squadra fredda, cinica, ‘crucca' nella sua essenzialità senza fronzoli, con sangue giovane che scorre nelle vene. No, Diego è una figurina che riporta all'infanzia ma sul campo non c'è soggezione. Neanche un po'. Due minuti e i tedeschi sono avanti. Scacco al re. Muller prende il tempo alla difesa argentina, piazzata in modo imbarazzante (i 20 gol nella fase di qualificazione evidentemente non sono un freddo dato statistico), supera Otamendi e batte il goffo Romero. Da qui in poi è un dominio tedesco.
Argentina come un pugile suonato. L'Argentina non mette fuori il naso per una decina di minuti ma quando si presenta in area, con le sue bocche di fuoco Messi, Tevez e Higuain, è irriconoscibile. Si muove agevolmente nello stretto perché la tecnica individuale non si discute, ma non si passa. E soprattutto la Germania è puntuale nelle ripartenze. Nel primo tempo Klose, da ottima posizione, manca anche una clamorosa occasione per raddoppiare. Gli uomini di Maradona provano a riprendersi sul finale ma il muro tedesco regge l'urto e allora ben venga l'intervallo per riordinare le idee.
Secondo tempo: una goleada. Immaginiamo nuove urla negli spogliatoi argentini, di ben altro tenore. Reazioni? Zero. Cambi? Zero. I biancocelesti giocano ognuno per sé. Per la Germania, ben schierata con Podolski, Ozil e Muller dietro a Klose, dilagare è come bere un bicchiere d'acqua fresca. Al 23' è splendida la giocata di Mueller che da terra smarca Podolski. Palla per Klose che infila il 2-0. Il terzo gol è nell'aria da subito. L'Argentina sta ancora girando su se stessa come un pugile suonato. E' gloria persino per il centrale Friedrich, per la gioia del ct Joachim Loew che ha costruito una squadra vera. Schweinsteiger, migliore in campo, fa uno show sulla sinistra saltando tre uomini e gli serve un cioccolatino su un vassoio d'argento. Ormai è fatta. I minuti restanti sono solo un'umiliazione per un'Argentina allo sbando che capitola anche sull'ultimo affondo tedesco, un contropiede finalizzato ancora da Klose. Sul finale ricompare Messi (dov'era finito?) con un sinistro timido come la sua partita, tutto sommato come il suo mondiale, in fondo da comprimario. Troppo poco.