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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2010 alle ore 10:17.
Con l'eliminazione del Brasile per mano dell'Olanda pensi di aver esaurito i colpi di scena di giornata. E quindi ti siedi davanti alla tv per vederti in santa pace Ghana-Uruguay, che in fondo è solo Ghana-Uruguay. Non c'è l'Italia, ormai ricordo lontano e metabolizzato, non c'è Maradona con i suoi show, non ci sono i tedeschi che ci irridono con canzoncine provocatorie e quindi meritano la gufata di ritorno. Niente. E' solo Ghana-Uruguay, e gli sportivi meno attenti si chiedono a mezza bocca come diavolo ci siano arrivati fin lì.
E all'improvviso le palpitazioni raddoppiano e ti trovi a tifare come un pazzo, come fossero figli tuoi, perché hai di fronte se non la più bella, una delle più belle partite del mondiale, tanto che vorresti stravolgere il regolamento per farle passare entrambe in semifinale. L'Uruguay perché non succedeva da quarant'anni, e il Ghana perché per l'Africa intera sarebbe stata una meravigliosa favola. Invece, niente lieto fine. I calci di rigore restituiscono vent'anni di vita agli uomini di Tabarez, fino a una manciata di minuti prima sull'orlo del baratro. L'epilogo della gara sembra uscita dalla fantasia contorta di uno sceneggiatore ben retribuito. Ben giocata, sempre viva ed equilibrata fino al 90'. I gol di Muntari (di potenza sul finale di primo tempo) e di Furlan ( su calcio piazzato). Poi, i tempi supplementari. Giocatori stremati, spremuti, esausti, con il Ghana più intraprendente e i sudamericani più attenti a non scoprirsi. Niente da fare. I rigori sembrano l'unico modo per sbloccare la situazione. Ma al 120' ecco il possibile colpo di coda. Mischia in area. Adiyah colpisce di testa, e Suarez (che appena prima aveva salvato regolarmente di piede) non ha alternative. Col portiere fuori causa tocca a lui, sfacciatamente. Mani in alto e palla respinta. Immolato. Rosso per lui e calcio di rigore per gli africani. C'è Gyan sul dischetto, a un passo e pochi secondi dal sogno africano. Traversa. Dramma. Fischio finale. Incredulità dall'una e dall'altra parte. Tutto da rifare. The man of the match ha la faccia pulita del portiere della Lazio Muslera. E' lui che, parando due tiri dal dischetto, trascina i suoi in semifinale affondando le speranze dei ghanesi.
Un bel boccone prelibato era stato servito già nel pomeriggio con l'Olanda vincente in rimonta, 2-1 sul Brasile, che cancella dal tabellone la grande favorita del mondiale. Un destino che sembrava segnato fin dalle prime battute con i verdeoro più tonici e mattatori assoluti per un intero tempo. Robinho è il trascinatore e l'autore del gol che sembra spalancare a Dunga la strada della semifinale. La bambola della difesa olandese, orfana di Mathijsen , fa pensare che i giochi si possano chiudere con una certa facilità. All'intervallo c'è già un vincitore morale. La ripresa, a quelle condizioni, sarebbe stata un proforma. Ma né Juan, né Kakà, né Maicon riescono a chiudere i giochi, e gli orange sono squadra pragmatica e dotata di grandi individualità pronte a scoccare dardi avvelenati. E il Brasile, irriconoscibile nella ripresa, sprecone e superficiale dietro, scopre il suo tallone d'Achille, l'imprevedibilità del fattore M. - Felipe Melo, indiziato numero uno o capro espiatorio, a seconda di come la si voglia vedere, di questo fallimento. Ripresa: la tanto decantata retroguardia brasiliana fa cilecca. Sull'innocente cross di Sneijder Julio Cesar e Felipe Melo non si capiscono e si scontrano come in un videogioco. Basta un tocco involontario dello juventino e la palla scivola in rete. Frittata fatta. Il Brasile non si rialza più. L'Olanda prende tempo, abbassa il ritmo, ma Robben diventa incontenibile, anche per Gilberto, inserito appositamente per mettergli il guinzaglio. Le avanzate brasiliane sono affidate ai singoli. Ci prova con caparbietà Kakà, ma senza fortuna. Anzi, è l'Olanda a raddoppiare, ancora con il neo campione d'Europa Sneijder che approfitta dell'indisciplinato Melo superandolo di testa. Brasile suonato che però prova a rialzare la testa ma la speranza si infrange di nuovo sul fattore M. Felipe Melo scalcia Robben e si fa cacciare. In dieci il Brasile ce la mette tutta, ma il suo mondiale finisce qui.