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Questo articolo è stato pubblicato il 23 febbraio 2011 alle ore 16:35.
Di Claudio Tucci
Il Senato approva la risoluzione della maggioranza sul federalismo con 157 sì, 124 no e 2 astenuti e il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, è soddisfatto e sente il federalismo «già in tasca». Il senatur manda un messaggio anche alla Corte dei conti che ieri aveva sollevato il dubbio che il federalismo potesse favorire la corruzione: «Stupidaggini», taglia corto il leader leghista, che aggiunge: «Non sono d'accordo, aumenta la responsabilità. Non è esattamente corruzione». «Il federalismo fiscale è una riforma chiave per la modernità dello Stato», spiega il premier Silvio Berlusconi: «con queste riforme abbiamo corretto quelle precedenti, si trattava di riforme zoppe».
Prato pronto a lasciare il demanio (di Giorgio Santilli)
Berlusconi: il federalismo combatterà l'evasione fiscale
Bocciate tutte le risoluzioni dell'opposizione, secondo cui ci saranno più tasse e un federalismo municipale tradito. Il federalismo, aggiunge il premier, combatterà anche il «dilagare delle rendite e del parassitismo» e fara sì che possa iniziare «l'epoca del risanamento dei bilanci» e la lotta vera contro gli sprechi. Ma soprattutto, ha concluso Berlusconi, il federalismo combatterà l'evasione fiscale: «l'Italia ha un'evasione addirittura superiore ai 120 miliardi di euro, contro i 20 miliardi della Francia. Il federalismo fiscale consentirà un controllo più capillare sugli evasori».
Pd: il fisco municipale mortifica l'autonomia finanziaria dei comuni
Il voto al Senato sulla relazione di maggioranza sul federalismo municipale è un'ulteriore brutta pagina scritta dal governo Berlusconi-Bossi», commenta in una nota il responsabile Economia e Lavoro del Pd, Stefano Fassina. «La Lega - spiega - approfitta della debolezza di Berlusconi per andare avanti da sola lungo un sentiero sbagliato. Il decreto sul federalismo municipale, imposto a colpi di fiducia al Parlamento, mortifica l'autonomia finanziaria dei comuni, poichè l'impianto è fatto principalmente di compartecipazioni a imposte erariali (all'Irpef, alle imposte sulle transazioni immobiliari, alla cedolare secca sugli affitti). Inoltre, aumenta le imposte su cittadini e imprese, nonostante i patetici tentativi del ministro Calderoli di sostenere il contrario: aumenta l'addizionale comunale all'Irpef; arrivano l'imposta di soggiorno e l'imposta di scopo; raddoppia l'Ici, ridefinita Imu, su immobili a uso aziendale di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori».
Svimez: il federalismo non garantisce le risorse per i Lep
Sul federalismo si è espresso anche lo Svimez in audizione davanti alla commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. È toccato al consigliere Federico Pica e al direttore Riccardo Padovani sottolineare come l'impianto proposto «non garantisca risorse finanziarie sufficienti a sostenere i livelli essenziali delle prestazioni (Lep)» e che «l'autonomia fiscale consentita riguarda pressochè esclusivamente l'addizionale Irpef, che non è distribuita in modo tendenzialmente uniforme». Nel mirino anche la copertura del fabbisogno extra Lep «che dovrebbe basarsi su due addizionali (Irpef e Irap) e su contributi condizionati allo sforzo fiscale finanziati dallo Stato». «La determinazione dei livelli essenziali si presenta precaria», spiega lo Svimez: «anche dove ci si riferisca alla sola assistenza sanitaria». Secondo recenti elaborazioni dell'Istituto, il divario nell'importo del prelievo per contribuente, tra centro-nord e Mezzogiorno, nel 2008 è pari al 41%; il divario tra il Pil pro capite, al 42%; il divario nella capacità del tributo di finanziare le spese locali, al 51 per cento». Insomma, »il tributo non consente, sul territorio, una distribuzione del potere fiscale accettabile«, evidenziano Pica e Padovani. Svimez propone, per coprire il fabbisogno eccedente i Lep, di istituire un'addizionale regionale Irpef e una Irap. A queste si dovrebbero aggiungere contributi condizionati riferiti allo sforzo fiscale »finanziati con risorse provenienti dal bilancio dello Stato, tali da compensare lo scarto tra il valore medio del gettito pro capite dei relativi tributi e il gettito della regione di cui si tratta«.